“La ricerca clinica offre ai pazienti migliori cure, e contribuisce a favorire lo sviluppo economico di una struttura sanitaria aumentandone l’attrattività. Per una provincia come quella di Pavia, che vive di sanità, è un importante volano per il rilancio del territorio”. Lo ha sottolineato Alessandro Venturi, presidente della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, intervenendo oggi, venerdì 15 ottobre, a Certosa (Pavia) al convegno sul tema “Ricerca clinica: verso nuovi contesti normativi”. L’incontro è stato organizzato dal San Matteo anche per fare il punto sugli impatti e le opportunità prodotti dal regolamento sulla sperimentazione clinica e dai dispositivi medici. Il presidente del San Matteo ha auspicato un “modello federato della ricerca, che consenta di coinvolgere anche le strutture sanitarie più piccole dove solitamente non si fa sperimentazione clinica. Dobbiamo poter contare anche sui professionisti che operano negli ospedali del territorio: questo ci consentirà di reclutare più pazienti nei progetti di ricerca”. “Sino ad oggi si è parlato di ricerca soprattutto in termini di competizione interna tra gli ospedali italiani: con il nuovo regolamento introdotto dalla UE, la nostra prospettiva deve cambiare aprendosi verso uno scenario europeo”: lo ha affermato Carlo Nicora, intervenuto al convegno in qualità di direttore generale del San Matteo e di vicepresidente della Fiaso (la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere). “Se la ricerca europea non riuscirà a fare massa critica, i finanziamenti andranno in Cina o in Asia – ha spiegato Nicora -. La ricerca clinica è un valore per un grande ospedale, che deve farne una propria linea strategica”. Giovanni Pavesi, direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, ha ricordato che “il 50 per cento della sperimentazione clinica nazionale oggi si svolge in Lombardia dove sono presenti 18 Irccs, 4 pubblici e 14 privati. Però l’industria ci richiede livelli di efficienza che ancora non siamo in grado di assicurare. Nella nostra regione sono attivi 20 comitati etici, dai quali dipende l’avvio delle sperimentazioni cliniche, che spesso manifestano una disparità di approccio che è causa di duplicazioni di attività e inefficienze. C’è la necessità di una revisione organizzativa, resa indispensabile dal nuovo contesto normativo”.
(Nella foto, da sinistra, Giovanni Pavesi, Carlo Nicora e Alessandro Venturi)