“Ciao Andy, un abbraccio da Pavia”: è il titolo del documentario, proiettato in anteprima nazionale nell’Aula Magna dell’Università di Pavia e prodotto da “Ossigeno per l’Informazione” in collaborazione con l’associazione “Volpi Scapigliate”. Un omaggio ad Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso nel Donbass il 24 maggio del 2014, all’età di 30 anni, mentre documentava le condizioni dei civili coinvolti nel conflitto fra ucraini e separatisti filorussi. Per questa vicenda Vitaly Markiv, militare della Guardia nazionale ucraina, è stato condannato nel 2019 a 24 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Pavia e successivamente assolto, nel novembre 2020, nel processo d’appello celebrato a Milano.
“Andy è un figlio di Pavia, portava il nome della città in giro per il mondo con grande professionalità e coraggio – ha sottolineato il sindaco Mario Fabrizio Fracassi prima della proiezione del documentario -. Non è facile parlarne davanti alla famiglia, anche perché manca ancora una sentenza definitiva. C’è ancora una verità da cercare. Grazie a Ossigeno per l’informazione per questa iniziativa”. Il vescovo Corrado Sanguineti ha inviato un saluto, esprimendo la sua vicinanza ai familiari di Andy che hanno partecipato in silenzio, circondati da numerosi amici e colleghi.
Il direttore di “Ossigeno per l’informazione”, Alberto Spampinato, intervenuto con un video messaggio, ha detto, fra l’altro: “È bello che il ricordo di Andy sia vivo nella società. Questo documentario dimostra che sette anni dopo la sua morte, sempre più persone lo conoscono e ne apprezzano le straordinarie qualità umane e professionali. Andy non ha avuto una vita lunga, ma ha seminato molto e i suoi semi continuano a germogliare. Quando un cronista di guerra viene ucciso noi non possiamo cavarcela dicendo che era andato nel posto sbagliato, che è colpa sua o che non è colpa di nessuno. Noi vogliamo che non accada più”.
Giacomo Bertoni (nella foto il suo intervento, ndr), collaboratore di Ossigeno per l’informazione e curatore della presentazione, ha ricordato la carriera di Andy Rocchelli: “Non si può parlare del suo lavoro, del suo essere fotoreporter freelance eppure a tempo indeterminato nell’animo, senza parlare di inquietudine e libertà. Basti pensare ai conflitti dimenticati della Libia, del Kirghizistan, dell’Ossezia del Nord; Andy sarebbe lì a fare ciò che ogni giornalista dovrebbe fare, immortalare, rendere eterno un istante di storia, fare in modo che possa essere conosciuto da chi non c’è e ricordato domani da chi lo vive oggi”.
L’ultimo intervento è stato quello di Francesco Carante, in rappresentanza dell’associazione Volpi Scapigliate: “Quando è iniziato il processo di primo grado abbiamo sentito l’esigenza di creare un’associazione, di essere segno concreto in città per sostenere la famiglia e per diffondere il messaggio di Andy. Egli infatti ci ha passato un testimone e noi siamo chiamati a vivere in prima persona la ricerca della verità, il sostegno alla libertà di stampa, la difesa dei diritti umani. La vicenda processuale non si è ancora conclusa, il nostro impegno è appena iniziato”.
Il documentario sarà presentato a livello nazionale da “Ossigeno per l’informazione” nel mese di novembre, all’interno delle iniziative dedicate alla Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti.