Sette condanne, per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato; 82 richieste di rinvio a giudizio; 9 di non luogo a procedere. Sono le conclusioni alle quali è giunto oggi, giovedì 30 novembre, il pubblico ministero nell’udienza preliminare (in corso di svolgimento alla Sala dell’Annunciata, nella foto, per ragioni di sicurezza) per il caso della rivolta scoppiata nel carcere pavese di Torre del Gallo la sera dell’8 marzo 2020, all’inizio della pandemia da Covid-19.
L’accusa per i detenuti è quella di devastazione. Le richieste di condanna, per i riti abbreviati, oscillano tra una pena minima di 3 anni, 6 mesi e 20 giorni e una massima di 6 anni. Per la maggior parte dei detenuti accusati di aver partecipato alla rivolta, il pm ha chiesto invece che vengano processati. Le richieste di non luogo a procedere riguardano 5 ex detenuti che, dopo aver scontato la pena ed essere usciti dal carcere, non è stato possibile rintracciare, uno deceduto, uno espulso dall’Italia e due che, da quanto è emerso dalle indagini, sarebbero stati visti in altri ambienti del carcere la sera della rivolta.
La sommossa nella casa circondariale di Torre del Gallo si verificò in concomitanza con episodi simili verificatisi in altri penitenziari italiani. I detenuti protestavano contro il blocco dei colloqui, dovuto all’emergenza sanitaria, e le condizioni di sovraffollamento nelle celle che avrebbero aumentato i rischi di contagio. A Pavia alcuni detenuti danneggiarono docce, quadri elettrici, telecamere e pareti, appiccarono il fuoco in diversi parti del carcere e salirono sui tetti. Solo a tarda notte, dopo una lunga mediazione, tornarono nelle loro celle. Tre agenti rimasero feriti. La stima dei danni provocati dalla rivolta ammontò a circa un milione di euro.
L’udienza preliminare proseguirà anche il 7 dicembre, con le repliche dei legali degli imputati, e il 14 dicembre, data in cui il gip dovrebbe esprimersi.