Università di Pavia, il discorso del rettore per l’apertura dell’anno accademico

La cerimonia lunedì 20 gennaio al Teatro Fraschini

Di Prof. Francesco Svelto (Magnifico Rettore dell’Università di Pavia)

(sul profilo Instagram de “il Ticino” potete vedere un breve passaggio iniziale dell’intervento del Prof. Svelto)

 

Autorità civili, militari, religiose,

Onorevoli Parlamentari,

Magnifici Rettori, 

Illustri Docenti e Ricercatori,

Stimati Tecnici e Amministrativi, 

Cari Studenti, 

gentili Ospiti

 

Celebriamo oggi, con l’avvio dell’anno accademico 2024-2025, i 1200 anni dal Capitolare di Lotario.

Era l’825 quando il Re d’Italia e futuro imperatore carolingio istituì a Pavia una scuola di arti liberali e scienze religiose. Allora si stabilì che dovessero venire a Pavia studenti da molte città dell’Italia settentrionale.

Dunque, 1200 anni fa, Pavia iniziò a diventare un centro di attrazione per gli studenti: un luogo di formazione pensato per un territorio molto più ampio di quello strettamente cittadino.

Mi preme ricordare che il significativo prestigio della Scuola pavese si deve anche alla presenza del tribunale supremo, detto palatinum, dove si dibattevano le cause più importanti alla presenza del re e dei giudici. Ciò diede luogo, intorno all’anno 1000, ad un’importante rinascita giuridica con la riscoperta del diritto romano, che solo più tardi si ritroverà nell’insegnamento bolognese.

 

È vero che con Lotario si avviò una scuola a fini speciali, mentre la datazione dell’Università di Pavia è successiva, ma è anche vero che allora si diede origine ad una struttura che con la futura università condivideva già alcuni elementi caratterizzanti.

Cento anni fa, nel 1925, l’allora Rettore Arrigo Solmi invitò le università di tutto il mondo a celebrare gli undici secoli da Lotario. Ed è rimasta celebre l’immagine della sfilata dei Rettori e dei rappresentanti delle varie istituzioni accademiche lungo corso Strada Nuova. Per curiosità, la persona che vedete a sinistra sul balcone, nel cerchio rosso, è il Premio Nobel Camillo Golgi. Perché poi Golgi non avesse partecipato all’evento meriterebbe una trattazione a parte.

Il corteo si concluse al Castello, dove si tenne la cerimonia alla presenza del Re. La partecipazione fu davvero massiccia con personalità venute, anche via nave, dalle Americhe e dall’Asia.

Quindi, in occasione di un anniversario così importante e rotondo, ho scelto di dedicare l’esordio di questo discorso inaugurale, a Lotario e ai 1200 anni dal suo Capitolare. Mi aspetto ora che il Rettore dell’Università di Bologna, l’amico professor Giovanni Molari, mi sfidi nel pomeriggio a singolar tenzone per il primato come università più antica del mondo.

 

Come visto poco fa, il 2025 segna anche l’anniversario dei 500 anni della battaglia di Pavia. Combattuta tra l’esercito francese e quello spagnolo, vide la vittoria di quest’ultimo e segnò probabilmente una svolta nei destini Europei.

 

Entrambi gli eventi, di cui facciamo memoria e che hanno avuto significativo impatto oltre i nostri confini territoriali, ci danno l’occasione per una riflessione sull’attuale contesto internazionale e, in particolare, sull’Europa, in una fase storica minacciosa, che richiede un salto di convinzione e qualità nelle determinazioni e nelle regole comuni.

E proprio nella prospettiva di una cittadinanza europea sempre più vera, dobbiamo partire dai giovani. Voglio evidenziare che nel contesto della formazione superiore tanto si sta facendo e, ritengo, con significativa coerenza. Aggiungo che la mobilità degli studenti nel periodo della formazione universitaria è in crescita continua e non si limita all’Europa, ma sempre più si allarga al continente americano, Stati Uniti in particolare.

Per queste ragioni, ho voluto dedicare questa inaugurazione ai programmi ed alle relazioni internazionali. Ospite di onore il Presidente di Tufts University, Sunil Kumar, e, con lui, i Rettori ed i rappresentanti dell’executive board del gruppo di Coimbra e dell’alleanza EC2U-“European Campus for City-Universities” cui partecipa Pavia. Ringrazio loro ed i Rettori e delegati delle Università italiane, oggi con noi.

L’intuizione del progetto Erasmus in Europa è stata unica e fondamentale, segnando l’avvio di un percorso volto all’integrazione culturale e formativa. Il successo è indubbio e ha permesso a tantissime studentesse e studenti una esperienza umana, altrimenti difficilmente immaginabile.

Ma, di recente, molte altre iniziative europee stanno determinando una svolta ed un salto di qualità. A partire dalle alleanze avviate 4-5 anni fa, con lo scopo di favorire l’integrazione tra università europee.

Quella cui partecipa l’Università di Pavia riunisce nove università storiche e multidisciplinari che condividono una forte vocazione internazionale e allo stesso tempo un forte radicamento nel loro territorio, fattore che le rende ‘università-città’. Tra i partner associati figurano infatti anche le amministrazioni comunali, oltre ad altri attori socio-economici locali (poli tecnologici, associazioni studentesche, camere di commercio) e, con la seconda fase del progetto, anche gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Sette le università iniziali dell’Alleanza: oltre a Pavia, Coimbra, Iași, Jena, Poitiers, Salamanca e Turku. Ad esse si sono aggiunte le università di Linz e di Umeå e, come partner associato, l’Università ucraina di Leopoli. L’alleanza che ha avuto avvio nel 2020 è stata rinnovata a fine 2023 per un ulteriore periodo di 6 anni.

La partecipazione all’alleanza EC2U garantisce al nostro Ateneo un ruolo rilevante nello scenario futuro della ricerca e della formazione, oltre che un ambito importante per la mobilità degli studenti. Proprio allo scopo di favorire la mobilità agli studenti, l’Università di Pavia è impegnata in un progetto di digitalizzazione per cui ha ricevuto la certificazione “Erasmus Without Paper Champions” dalla Comunità Europea, essendo stata tra le prime ad avere implementato un sistema di gestione dematerializzata di tutti i processi Erasmus. Anche grazie ad una maggior semplicità delle procedure abbiamo registrato, negli ultimi cinque anni, un incremento significativo nel numero di studenti annualmente in mobilità: da 1100 a circa 1600.

La nostra partecipazione ad EC2U è anche un importante volano per uno degli obiettivi strategici dell’Ateneo, cioè il valore internazionale del percorso di studi. In questo quadro, l’Università di Pavia rappresenta tutta l’alleanza EC2U nel progetto ED-AFFICHE, anch’esso finanziato dalla Comunità Europea con l’obiettivo di definire un “Joint European Degree Label”, in vista di un titolo di laurea che abbia validità in tutta Europa.

Il progetto ED-AFFICHE rappresenta 51 atenei appartenenti a 22 paesi europei ed i relativi ministeri e agenzie di accreditamento.

Sono molto fiducioso che in tempi anche relativamente brevi si possa riuscire a promuovere una visione europea comune, colmando quella che è la lacuna più evidente del progetto Erasmus e cioè quella di essere un percorso, il più delle volte, lasciato alla intraprendenza dei singoli studenti e non basato su una proposta strutturata delle università.

Si sta attualmente lavorando sulle logiche secondo cui condividere gli insegnamenti tra gli atenei, su come organizzare la residenzialità delle studentesse e degli studenti, e in che misura optare anche per una formazione blended.

 

Proprio le possibilità offerte dalle tecnologie di comunicazione a distanza, in ambito formativo, aprono a nuovi scenari e a nuove opportunità, da vagliare con cura.

Personalmente, non ho dubbi nel ritenere che la esperienza universitaria sia prima di tutto una esperienza di crescita umana, in cui il contatto con i propri coetanei, la condivisione dei momenti di difficoltà, così come le gioie, abbiano la stessa importanza dei contenuti impartiti a lezione e oggetto del percorso formativo istituzionale. Anzi, mi spingo oltre ritenendo che le società contemporanee, basate sulla economia della conoscenza, devono costruire ecosistemi proprio attorno ai centri di ricerca e formazione, dove possano trovare sviluppo imprese innovative, con l’opportunità di inserire giovani motivati e talentuosi. È la strada che abbiamo intrapreso e che stiamo percorrendo a Pavia, da diversi anni.

 

Allo stesso tempo, non sono le strumentazioni e le tecnologie dell’“e-learning”, che vanno combattute, ma va messo in discussione l’uso più o meno appropriato che se ne possa fare.

Ad esempio, ci sono categorie di studenti, come alcune tipologie di studenti-lavoratori, che si avvicinano all’università in età adulta ed hanno una obiettiva difficoltà a frequentare le aule in orario diurno: per loro sarebbe di sicuro beneficio la possibilità di erogazione a distanza.

Così potrebbe essere favorita una maggiore inclusione per quegli studenti che abbiano delle disabilità che gli impediscono di poter prendere parte in modo continuativo alla vita accademica.

A queste esigenze dobbiamo dare risposte affermative: è insito nella nostra missione.

Inoltre, le nuove tecnologie e, più in generale, le varie forme di didattica innovativa possono sostenere una maggior centralità di tutti gli studenti nelle attività formative. Pensiamo al nostro “Campus della Salute”, nuova sede della Facoltà di medicina, con il suo “Laboratorio di simulazione clinica”: un vero e proprio ospedale virtuale che è diventato per noi un simbolo del coinvolgimento attivo degli studenti.

 

Le nuove tecnologie aprono nuove opportunità anche per la collaborazione tra diversi Atenei, sia italiani che internazionali, proprio in ambito formativo.

Insieme all’Università di Milano Bicocca avvieremo il prossimo anno accademico, 2025-2026, una sperimentazione relativa a due nuovi corsi di laurea triennale, rispettivamente in Fisica e Giurisprudenza, che saranno erogati in forma blended.

Analogamente, stiamo progettando 4 corsi di studio con Tufts University, anch’essi in forma blended, su aree di comune interesse, per dare la possibilità ai rispettivi studenti di fare una esperienza sia in Europa che negli Stati Uniti. Questa opportunità va ad aggiungersi a progetti che abbiamo avviato da qualche anno e che consentono a studenti di Tufts di trascorrere periodi di studio a Pavia, mediamente di 5-6 settimane. Come dicevo, si tratta di opportunità nuove nella formazione, che stiamo esplorando insieme, convinti che si possano guadagnare nuovi orizzonti nell’interesse delle nuove generazioni.

 

Ma non vanno confusi gli strumenti e i fini. La contrapposizione mediatica tra università tradizionali e telematiche determina questa confusione. Però a me pare persino sbagliato istituire un confronto.

Nel breve periodo, perché chi si iscrive ad una università telematica è molto meno seguito: lo dice il rapporto docenti – studenti, 10 volte inferiore. Nel lungo periodo perché le logiche sono profondamente diverse. Le università telematiche, che sono sempre più proprietà di fondi internazionali, perseguono il profitto e hanno finalità essenzialmente commerciali. Vogliamo affidare la formazione delle nuove generazioni di italiani a loro?

Quindi ben venga una introduzione delle tecnologie nella formazione soprattutto da parte di chi alla formazione in Italia si è dedicato nei secoli. E, in ogni caso, con attenzione ed equilibrio. I giovani vanno, innanzitutto, orientati verso la vita universitaria in presenza. Tra l’altro, notiamo un aumento preoccupante di richieste di supporto psicologico a fronte di crescenti e varie fragilità. In questo quadro, ogni modalità di apprendimento che favorisca l’isolamento è sicuramente deleteria.

 

Da parte nostra, proseguiremo a dedicare costante attenzione ai luoghi di conoscenza e ad agli spazi di formazione di Ateneo, ma soprattutto promuoveremo tutto ciò che possa favorire l’inclusione di studentesse e studenti.

Così abbiamo deciso di intervenire a sostegno di quanti si trovano in difficoltà economica, quasi raddoppiando il fondo che, attraverso EDiSU (l’Ente per il Diritto allo Studio Universitario), l’Università gestisce per interventi speciali a fronte di sopraggiunte situazioni familiari di particolare gravità.

Ma, ancor più significativo, per l’anno accademico 2024-2025 abbiamo istituito un fondo con dotazione pari a 1 milione di Euro, a sostegno del canone di affitto. Possono fare domanda gli studenti che hanno ISEE inferiore a 40 mila Euro. È una misura che, anche simbolicamente, vuole riaffermare la centralità della vita universitaria in presenza, in una fase come questa in cui il numero di studenti è cresciuto e la domanda di alloggi è aumentata significativamente.

Sempre sul fronte del sostegno alla residenzialità, abbiamo poi varato, tra i primi in Italia, e con il sostegno finanziario di Regione Lombardia, un progetto di coabitazione e solidarietà inter-generazionale che riteniamo meritevole anche dal punto di vista sociale ed etico. I cittadini di Pavia, con più di 65 anni, possono mettere a disposizione di uno studente la propria abitazione, in cambio di piccoli aiuti, come il supporto all’utilizzo di risorse informatiche e l’accompagnamento presso strutture amministrative, sanitarie o culturali.

 

Una particolare attenzione questo ateneo la riserva agli studenti anche attraverso una offerta formativa costantemente ridefinita per intercettare le sfide che la società pone e per favorire l’acquisizione delle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro.

A partire dall’anno accademico 2020-2021, i Dipartimenti hanno proposto 4 nuovi corsi di laurea triennali e 12 nuovi corsi magistrali, sotto lo stimolo di un progetto coordinato dalla governance di ateneo: da “Agrifood and Sustainability” e “Scienze giuridiche della prevenzione e della sicurezza”, a “Scritture e progetti per le arti visive e performative”, da “Artificial Intelligence” a “Tecnologie digitali per le costruzioni, l’ambiente e il territorio” fino a “Comunicazione digitale” e “Psychology, Neuroscience and Human Sciences”.

Inoltre, sono state apportate modifiche significative ad altri 25 corsi di studio rimuovendo i limiti al numero programmato, quando possibile, ed incrementando il numero per i corsi a programmazione nazionale, come quello di Medicina e Chirurgia, dove oggi accogliamo quasi il doppio degli studenti, rispetto a pochi anni fa.

È interessante evidenziare come le proposte siano state effettivamente in grado di suscitare interesse presso la comunità studentesca. Negli ultimi 5 anni gli studenti iscritti ai corsi di laurea dell’Università di Pavia sono passati da 24.000 a più di 27.500, con un aumento pari a circa il 15%. E circa il 90% di questo incremento è dovuto proprio alla nuova offerta formativa.

È utile, almeno per misurare l’impatto che l’Università ha in una città con circa 70.000 abitanti, osservare che se agli studenti dei corsi di laurea aggiungiamo gli studenti dei master, dei corsi di dottorato e i medici in formazione specialistica arriviamo a quasi 32.000 iscritti: un dato vicino alla metà della popolazione residente a Pavia.

 

Altrettanto di successo il progetto promosso per l’acquisizione di nuove competenze trasversali. Ogni anno attiviamo una quindicina di insegnamenti della durata di circa 20 ore, riconosciuti a livello europeo come “open badge” e rivolti a tutti gli studenti iscritti, proprio in virtù della trasversalità dei contenuti. Si va da “public speaking” a “problem solving”, da “critical thinking” a “compassionate leadership”, da “storytelling multimediale” a “dinamiche di gruppo”.

Una peculiarità è che le lezioni sono tutte impartite nei collegi universitari, per dare a tutti i nostri studenti la possibilità di frequentare queste strutture formative, anche se non vi risiedono. Ad ogni corso partecipa una media di una sessantina di studenti di cui 50 non residenti in collegio.

Ma il progetto non si limita a questo. Sempre nei collegi universitari abbiamo una cinquantina di insegnamenti specialistici in tutte le aree disciplinari, impartiti da docenti di altro ateneo, manager e professionisti, con l’obiettivo di ampliare l’offerta formativa dei nostri corsi di studio.

 

Il nostro Ateneo ha una riconosciuta tradizione di qualità nella didattica, che trae alimento da attività di ricerca ed approfondimento condotte con rigore, in un circolo virtuoso tra aula e laboratorio, come è caratteristica del modello più autentico di università. E questa forte attenzione alla qualità deve rimanere un pre-requisito necessario sia per i giovani formatisi nel nostro Ateneo che si affacciano al mondo della ricerca e dell’insegnamento universitario, sia per quelli che provengono da altre realtà.

Il ritmo del progresso scientifico è in costante aumento e l’esigenza di nuova docenza su tematiche emergenti spinge alla individuazione di figure, non presenti in Ateneo, e a volte all’estero. In questi anni, la nostra Università ha favorito l’acquisizione di tali risorse, attraverso progetti finanziati e dedicati. In particolare, non ponendo limiti al trasferimento a Pavia di professori in organico presso università straniere. In modo analogo, sono state incoraggiate candidature, per posizioni di ruolo a Pavia, dei vincitori di progetti ERC. Negli ultimi 5 anni, sono stati assunti 35 professori da Università straniere, di cui 10 vincitori di progetti ERC. Inoltre, a conferma della qualità delle scuole di ricerca del nostro Ateneo e della loro competitività internazionale, altri 12 docenti pavesi hanno ottenuto successo in progetti ERC. Se consideriamo che, ad oggi, hanno raggiunto la nostra Università altri 15 docenti provenienti da Enti di ricerca, IRCCS e altri Atenei italiani abbiamo complessivamente incrementato il corpo docente con più di 50 nuovi professori, già protagonisti nei loro settori. Abbiamo dunque voluto contemperare le progressioni di carriera e i nuovi ingressi, favorire competenze legate a nuova offerta formativa ed acquisire nuovi leader nella ricerca.

 

Inclusione, qualità nelle iniziative ed orgoglio di appartenenza sono aspetti importanti per la nostra Comunità. Li ho richiamati con costanza durante tutto il mio mandato. Insieme alla visione strategica e alla determinazione nel raggiungere gli obiettivi che l’Ateneo, nel suo insieme, ha saputo mettere in campo.

Sono davvero molto colpito da quanto, in questi anni, siamo riusciti a promuovere con una azione coerente portata avanti da tutte le componenti dell’Ateneo: dai docenti al personale dell’Amministrazione, dai tecnici ed esperti linguistici agli studenti, insieme alla regia dei nostri organi di auto-governo ed il coordinamento della governance.

 

Voglio citare un evento che reputo emblematico.

Lo scorso 11 ottobre abbiamo posto la simbolica prima pietra delle opere relative ai nuovi Istituti dell’area scientifica, nonché del Parco Cardano, destinato ad accogliere imprese innovative in collaborazioni scientifiche con l’Università e gli altri enti di ricerca della città.

Nel giugno 2020, all’inizio del mio mandato, in un incontro che si fece nel Cortile delle Statue, ancora in piena emergenza Covid, avevo presentato la necessità di riqualificare gli Istituti di Chimica, Fisica e Scienze del Farmaco, perché ormai obsoleti e non più in grado di accogliere laboratori e spazi per la formazione adeguati alle esigenze di un moderno ateneo. Analogamente, si era allora immaginata la costruzione di una struttura dedicata a favore dell’insediamento di imprese innovative in dialogo con le istituzioni di ricerca, così da rafforzare il ruolo dell’Università come motore di sviluppo sociale ed economico. Questa è la slide che proiettammo in quell’incontro del 2020. Si vede che era poco più di un sogno.

Mi preme ricordare che avevamo sottolineato la necessità di un sostegno delle Istituzioni nazionali e regionali, visto che il costo ingente non rendeva possibile una soluzione attraverso le sole economie del nostro bilancio.

Allora avevamo in mente questo obiettivo/visione, ma niente più.

Solo cinque anni dopo, siamo riusciti ad avviare i lavori avendo prima individuato i fondi necessari: circa 70 milioni di Euro per gli Istituti scientifici e circa 14 milioni di Euro per il Parco Cardano.

Per questo io voglio ringraziare il Ministero dell’Università e della Ricerca, e Regione Lombardia che hanno dato un contributo importante. Ma anche Arexpo che è nostro partner in questa avventura e che previsto di investire una cifra stimata di circa 70 milioni di euro.

I nuovi Istituti scientifici occuperanno una superficie di 21.000 mq e sostituiranno alcuni attuali vecchi edifici, che saranno demoliti. Ospiteranno aule per complessivi 2.000 posti e laboratori didattici con capienza di circa 500 persone. Sono inoltre previsti laboratori di ricerca, uffici per docenti e personale amministrativo e tecnico.

Il Parco Cardano prevede un “Centro di ricerca e formazione” e fino a 15000 mq per una infrastruttura per ospitare imprese. Alla manifestazione di interesse abbiamo ricevuto risposta dalle aziende oltre ogni ottimistica previsione.

Se siamo arrivati fin qui, lo dobbiamo alla risposta delle Istituzioni ma anche – permettetemi – alla nostra forte condivisione strategica e operativa: dai Dipartimenti di Chimica, Fisica e Scienza del Farmaco, con i loro Direttori, proseguendo con l’Amministrazione, a partire dal grande lavoro dell’Area Tecnica e Sicurezza, della Ricerca e Terza missione e del Servizio legale.

Ma, di più, l’impegno per arrivare, in tempi così brevi, alla licenza edilizia e alla convenzione, tra Università, Comune di Pavia e Arexpo, è stato davvero intenso e caparbio, in un contesto anche normativo e progettuale di particolare complessità.

In questi anni, si è rafforzato il rapporto con stakeholder e società. Ed è emerso il desiderio di essere presenti nella vita di Ateneo e contribuire a beneficio delle giovani generazioni. Cito un esempio emblematico. Il dott. Luigi Bolognesi, laureato in Medicina a Pavia, ha deciso di destinare tutti i suoi beni a favore degli studenti meritevoli ma privi di mezzi. Il collegio, in fase di edificazione, in centro storico, dodicesimo di EDiSU a Pavia, sarà dedicato alla memoria di sua moglie.

Ho motivi per credere che questo esempio sarà seguito da altri che intendono associarsi nel sostegno al nostro Ateneo.

Come ho detto, l’infrastruttura del Parco Cardano che accoglierà le imprese innovative sarà in dialogo con tutti gli Enti e le Istituzioni di ricerca che operano a Pavia.

Il fatto che nel nostro territorio, insieme all’Università, siano presenti così numerosi soggetti dedicati all’innovazione rappresenta una straordinaria ricchezza di cui forse nemmeno la nostra città è interamente consapevole.

Dobbiamo, quindi, con maggior energia presentare, a livello nazionale, ma anche internazionale, la realtà di Pavia quale area con una fortissima concentrazione di strutture e di professioni della conoscenza. Tanto più che il nostro patrimonio, costituito da una molteplicità di attori protagonisti, non si limita all’ambito della ricerca scientifica, ma è ben più esteso, abbracciando formazione, cultura e sanità.

In questa prospettiva, ho recentemente proposto un protocollo di intesa ai principali enti interessati, ottenendo una risposta positiva, se non entusiasta. Il fine è promuovere una comunicazione congiunta, condividere le opportunità progettuali, limitare la iper-concorrenzialità interna se sfocia in conflittualità reciproca.

Un primo simbolico passo, condiviso da tutti, sarà quello di porre il suffisso ‘Pavia’ accanto a tutte le denominazioni di Enti, Istituzioni, Fondazioni, così da presentarci in modo integrato anche presso osservatori distanti o distratti. È un primo passo, comunque importante, per la promozione del brand, cui fare seguire ulteriori azioni comuni, pure nel rispetto delle autonomie e specificità dei vari soggetti coinvolti.

Nell’avviarmi a concludere, non posso e non voglio omettere che questo è il sesto ed ultimo anno accademico che mi vede alla guida della nostra Università. Un enorme privilegio che ho cercato di onorare con energia, naturalezza e passione.

Non posso però non ringraziare l’Ateneo tutto: dalle studentesse e studenti al personale amministrativo, tecnico e agli esperti linguistici, dai docenti a chi ha avuto responsabilità gestionali. Un ringraziamento, dunque, ai componenti degli Organi di governo, centrali e periferici, ma consentitemi una menzione speciale alla governance: il prorettore vicario, Giampaolo Azzoni, il direttore generale, Emma Varasio, tutti i prorettori e delegati. Grazie di cuore, vi devo molto!

Siamo passati attraverso la pandemia, stiamo affrontando gli strascichi prodotti a livello psicologico sui giovani in particolare, assistiamo ad una preoccupante instabilità geopolitica e, con essa, ad una crescente difficoltà politico – economica nazionale.

Io continuo a pensare che il percorso strategico sia lo stesso tracciato all’inizio del mandato: un ateneo che intercetti al meglio le sfide culturali e formative e sia un autentico snodo tra i giovani e la società. La vera novità è che il contesto in cui ragionare è sempre più internazionale e, proprio per tutte le studentesse e gli studenti di ogni parte del mondo, stiamo costruendo una Laurea Europea capace di offrire maggiori opportunità che andranno colte dalla comunità accademica, ma anche da quella cittadina e dal mondo delle imprese.

 

Convinto che i prossimi anni proporranno nuove e grandi sfide, ma anche che porteranno ulteriori idee e risultati, dichiaro ufficialmente aperto l’Anno accademico 2024-2025, il 1200° dal Capitolare di Lotario.

 

Viva l’Università europea!

Viva l’Università italiana!

Viva l’Università di Pavia!