E’ iniziata oggi, giovedì 26 ottobre, nella Sala dell’Annunciata di Pavia l’udienza preliminare per la rivolta scoppiata nel carcere pavese di Torre del Gallo la sera dell’8 marzo 2020, nelle prime settimane della pandemia da Covid-19. Sono 97 i detenuti per i quali la Procura chiede il processo: la maggior parte degli imputati è accusata di devastazione e saccheggio, reato per il quale si rischia una pena che oscilla tra gli 8 e i 15 anni.
La sommossa nella casa circondariale di Torre del Gallo si verificò in concomitanza con episodi simili verificatisi in altri penitenziari italiani. I detenuti protestavano contro il blocco dei colloqui, dovuto all’emergenza sanitaria, e le condizioni di sovraffollamento nelle celle che avrebbero aumentato i rischi di contagio. A Pavia alcuni detenuti danneggiarono docce, quadri elettrici, telecamere e pareti, appiccarono il fuoco in diversi parti del carcere e salirono sui tetti. Solo a tarda notte, dopo una lunga mediazione, tornarono nelle loro celle. Tre agenti rimasero feriti. La stima dei danni provocati dalla rivolta ammontò a circa un milione di euro.
Nell’udienza di oggi, svoltasi in un luogo fuori dal Tribunale per ragioni di sicurezza (nella foto l’esterno della Sala dell’Annunciata presiedato dalle forze dell’ordine), è stato inizialmente fatto l’appello dei detenuti imputati (circa la metà di quelli per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio) e dei legali. Il giudice si è riunito in camera di consiglio per decidere su una dozzina di eccezioni presentate contro le notifiche processuali: ne è stata accolta soltanto una.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 23 novembre. Alcuni avvocati potrebbero presentare un’istanza di riqualificazione del fatto, chiedendo che l’accusa per i loro assistiti venga derubricata in danneggiamento: in tal caso la condanna sarebbe decisamente più lieve. Nella prossima udienza si dovranno verificare anche eventuali richieste di riti alternativi.