Seicento anni fa a Pavia e a Siena si celebrava un concilio generale, mentre a Peñiscola moriva Benedetto XIII. A quei lontani eventi, in una temperie ricca di echi sinodali e a pochi mesi dalle esequie di Benedetto XVI, è dedicato il convegno che si svolgerà a Pavia dal 5 al 7 settembre, tra l’Auditorium di San Tommaso, il Collegio Borromeo (nella foto, ndr) e la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Nella storiografia il concilio pavese-senese, apertosi il 23 aprile 1423 a Pavia e chiusosi a Siena meno di un anno dopo, è stato oscurato dalle due assemblee che lo incorniciano, i concili di Costanza e di Basilea, più lunghi e certamente più incisivi. Il convegno intende ripensarne le vicende, mettendo fra parentesi i giudizi affrettati su crisi e fallimento che ancora pesano su di esso. Perché Pavia come sede e perché il trasferimento a Siena? perché la prematura chiusura e perché la scelta di Basilea come nuovo “locus concilii”? Con un approccio non condizionato dal presunto confronto fra ‘conciliaristi’ e ‘papalisti’, si metteranno a fuoco singoli protagonisti e si indagheranno alcune tematiche allora affrontate dai padri conciliari: la riforma della Chiesa “nel capo e nelle membra”, le novità del movimento dell’Osservanza, le relazioni ebraico-cristiane, i rapporti con la Chiesa greca. Il convegno avrà una prosecuzione e conclusione in un secondo incontro a Siena, nel settembre 2024.