E’ stato presentato oggi, martedì 2 maggio, in Comune a Pavia, il progetto “Recovery” ideato dalla Cooperativa LiberaMente e realizzato grazie “ad una manifestazione di interesse di Ats Pavia finalizzata a stimolare gli enti del territorio alla presentazione di progettualità differenti da quelle previste dai bandi regionali proprio per far emergere esigenze concrete”. Il progetto è stato reso possibile con il contributo economico di Regione Lombardia. L’iniziativa vuole far emergere il fenomeno, troppo spesso sommerso, della violenza nei confronti delle donne con disabilità, dentro e fuori dalla famiglia. Oltre alla Cooperativa sociale “LiberaMente-Percorsi di donne contro la violenza Onlus – Centro Antiviolenza di Pavia”, in qualità di capofila, lo sostengono anche: Comune di Pavia, Assessorato alle Pari Opportunità, capofila della rete interistituzionale territoriale antiviolenza di Pavia; l’ associazione Uildm Pavia Onlus; il Consorzio Sociale Pavese.
Il progetto “Recovery”, che ha preso avvio nel gennaio del 2023 e si concluderà nel gennaio 2026, prevede la realizzazione di interventi finalizzati a: “contrastare la discriminazione multipla della donna portatrice di disabilità e vittima di violenza di genere; sensibilizzare gli operatori e operatrici del territorio sul tema della violenza di genere; creare un modello di intercettazione e presa in carico condivisa con il territorio di Pavia e provincia; costruire un percorso formativo e di scambio tra operatrici e operatori del territorio sul tema della violenza di genere finalizzato alla creazione di strumenti utili all’intercettazione e invio del target progettuale; sensibilizzare la cittadinanza attraverso la realizzazione di un evento pubblico conclusivo del progetto”.
“La violenza di genere – ha spiegato l’assessore alle Pari Opportunità, Mara Torti – presenta numeri consistenti che ci fanno capire che non solo deve essere affrontata nel momento in cui si manifesta attraverso tempestive azioni di intervento, che servono ad offrire sostegno concreto alle donne che subiscono abusi e maltrattamenti, ma che deve essere prevenuta attraverso la diffusione della cultura del rispetto. Peraltro la violenza contro le donne rimane un fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso. Molto spesso si tratta di violenze intra-famigliari, più difficili da dichiarare, ed ancor più difficili da rilevare se perpetrate a danno di donne con disabilità, la cui vulnerabilità può portare ad acutizzare l’isolamento e la complessità nel chiedere aiuto, sia che esse siano esposte a violenza intrafamiliare che extrafamiliare. Il progetto ‘Recovery’ si propone di attivare una serie di iniziative che mirano a favorire l’emersione e l’intercettazione tramite: la formazione degli operatori e delle operatrici per facilitare la presa in carico integrata; il contrasto dei pregiudizi e degli stereotipi che possono alimentare la violenza; la creazione di un modello di rete costituito da professionisti finalizzato al supporto delle donne con disabilità per la definizione di un processo di autodeterminazione”.