“L’obiettivo che ci proponiamo è di porre fine all’impunità per questo delitto, consapevoli che l’impunità è una garanzia e una rassicurazione per chi, colpevole di crimini, può continuare a commetterli”. Ad affermarlo, in una dichiarazione rilasciata oggi pomeriggio, venerdì 27 gennaio, all’ agenzia Ansa, è Elisa Signori, madre di Andy Rocchelli (nella foto, ndr), il 30enne fotoreporter pavese ucciso a colpi di mortaio nel 2014 in Donbass mentre stava effettuando un servizio sulle sofferenze della popolazione durante la guerra. La sua famiglia ha deciso di rivolgersi alla Corte penale internazionale di giustizia dell’Aja per avviare un’indagine sul caso, che a distanza di 9 anni è ancora senza colpevoli. “Da quasi un anno la guerra imperversa in Ucraina e si moltiplicano le notizie di crimini contro i civili perpetrati in quel contesto – sottolinea Elisa Signori -. Proprio a tale proposito il 2 marzo 2022 la Corte penale internazionale dell’Aja (ICC, International Criminal Court) ha istituito una commissione, presieduta dal procuratore Kharim Ahmad Khan, che esaminerà e indagherà sui crimini di guerra commessi in Ucraina da chiunque a partire dal novembre 2013 sino ad oggi. S’inaugura così un’attenzione non effimera sull’Ucraina come scenario di reato. E in tale prospettiva riteniamo, noi che siamo la famiglia di Andrea Rocchelli, ucciso il 24 maggio 2014 nel Donbass, che la sua uccisione, cioè di un civile inerme, annientato mentre compiva il proprio lavoro di fotogiornalista, sia di pertinenza di tale commissione e con un ricorso all’ICC abbiamo chiesto un’indagine volta a ristabilire verità e giustizia”.