“Anche se la vaccinazione di massa è iniziata, è cruciale mantenere le misure di contenimento fino al raggiungimento di una sufficiente immunità della popolazione. Questo, in parte, a causa della circolazione di varianti altamente trasmissibili della SARS-CoV-2”. E’ quanto sottolineano alcuni ricercatori di Fondazione Irccs Policlinico San Matteo (nella foto, ndr) e Università di Pavia, Università di Trento, Università di Udine e Politecnico di Milano, in uno studio pubblicato su “Nature Medicine”, una delle riviste scientifiche di maggior impatto al mondo. Tra i firmatari dello studio compaiono anche Marta Colaneri, Alessandro Di Filippo, Paolo Sacchi e Raffaele Bruno del Policlinico San Matteo di Pavia; quest’ultimo anche docente dell’Università di Pavia come Giuseppe De Nicolao.
Già a inizio pandemia, alcuni di loro avevano utilizzato un modello matematico per fornire uno strumento che consentisse di valutare le differenti strategie da adottare per contenere la diffusione dell’infezione da Covid-19, compresi il distanziamento sociale, i test e la tracciabilità dei contatti. Dopo che un’ulteriore ondata pandemica ha nuovamente colpito l’Italia con un elevato tasso di mortalità, il modello è stato ampliato per prevedere l’impatto della campagna di vaccinazione sulla futura evoluzione dell’epidemia, tenendo conto delle diverse misure di contenimento che impongono precauzioni e regole di distanziamento sociale e delle nuove varianti di SARS-CoV-2. Per valutare quantitativamente i possibili scenari, il precedente modello epidemiologico pubblicato su “Nature Medicine” nell’aprile 2020 è stato completato con un nuovo modello dei costi sanitari che è stato calibrato sui dati della seconda ondata e tiene conto della letalità della malattia nei soggetti non ancora vaccinati.
“La futura evoluzione dell’epidemia dipenderà dalle misure effettivamente adottate e dalla velocità di vaccinazione, così come dalla possibile comparsa di altre varianti”, sottolinea ancora il gruppo di ricercatori autore dello studio. In particolare, l’articolo stima che se venissero allentate immediatamente le misure di contenimento, la campagna di vaccinazione, per quanto rapida, non sarebbe in grado di evitare altri 50.000 morti che salirebbero a 90.000, se la campagna di vaccinazione risultasse più lenta. Tali numeri verrebbero più che dimezzati se si ottimizzasse la tempistica delle misure di contenimento.
“I nostri risultati – concludono gli autori dello studio – mostrano anche l’efficacia dell’azione preventiva: quando si alternano intervalli di chiusura/apertura, se, invece di partire con un periodo di apertura, si partisse con un periodo di chiusura, si risparmierebbero decine di migliaia di vite e si ridurrebbero drasticamente i costi sanitari. Dato che si tratta solo di scambiare l’ordine dei periodi di chiusura e apertura e non la loro durata, tali risparmi avverrebbero senza nessun aggravio dei costi socio-economici”.