Il “Vangelo dalla Finestra” di domenica 7 dicembre

di Alessandro Repossi

Il commento di don Michele Mosa

Di Don Michele Mosa

Marco non era un uomo religioso. Non lo era mai stato, nonostante i tentativi di sua madre quando era bambino. Quella domenica mattina, mentre aspettava il caffè al bar sotto casa, aveva deciso di leggere qualcosa. Sul tavolino accanto aveva notato un piccolo Vangelo di Matteo, probabilmente dimenticato da qualcuno. Pura curiosità lo spinse a prenderlo. Aprì a caso. “Convertitevi, il regno dei cieli è vicino”. Sorrise dentro di sé. Come al solito, la religione cercava di spaventare la gente per controllarla. Ma mentre rileggeva quelle parole, qualcosa gli sembrò diverso dal solito catechismo noioso che ricordava dalle scuole elementari. Aveva il sapore della sfida. Risuonava come una chiamata. Proprio in quel momento, entrò Carlo, suo vecchio amico del liceo. Non lo vedeva da anni. Si riconobbero, si abbracciarono. Si sedettero al tavolino. Dopo i convenevoli di rito, Marco gli mostrò il libro. “Mi stavo chiedendo una cosa. Tu che credi, tu che vai in chiesa ogni domenica, sai spiegarmi questa frase? ‘Convertitevi, il regno dei cieli è vicino!’. Lo intendi sul serio, oppure è solo un modo di dire?”. Carlo rimase sorpreso. Non era il Marco che ricordava, quello che rideva dei preti. “Perché me lo chiedi?”, rispose. “Perché leggendolo, sento qualcosa. Non è quello che mi aspettavo. Non è un ricatto. È … un rovesciamento totale. Mi chiede di pensare diversamente. E io mi domando: voi che credete davvero, lo fate ancora? O vi siete abituati?”. Carlo non rispose subito. Guardò la tazza di caffè come se contenesse tutte le risposte del mondo. “Quando ho iniziato a credere, pensavo di dover cambiare tutto. Poi la vita è andata avanti: vai a messa, preghi, e il cambiamento diventa più piccolo e rasserenante”. “Allora fallisce – rispose Marco –. Se il messaggio era: cambiate radicalmente e voi continuate come prima, fallisce”. Carlo si passò una mano sulla fronte. “Forse è per questo che Gesù non costruì una chiesa strutturata. Sapeva che le istituzioni uccidono il fuoco. Ma quel fuoco – quella metanoia, come la chiama il testo – non muore. Rimane lì, in attesa. Aspetta che qualcuno lo riaccenda”. Marco guardò di nuovo il Vangelo. “Allora tu credi ancora?”. “Sì, ma non come credevo. Ora però penso che la parte difficile, la conversione, è un cammino quotidiano”. Restarono in silenzio per un momento. Attorno a loro, il solito rumore. Persone che entravano, ordinavano, uscivano. Nessuno sentiva quel fuoco. “Leggerò il resto”, promise Marco, tenendo in mano il piccolo libro. “Buona idea – rispose Carlo –. Se vuoi lo leggiamo insieme la prossima volta. Non come un credente che converte un miscredente. Solo come due amici che cercano di capire se è possibile vivere diversamente”. Quella sera, nella sua casa silenziosa, cominciò a leggerlo. E stavolta non cercò ragioni per non credere. Cercò solo di ascoltare ciò che quelle parole antiche stavano davvero dicendo.