Rispetto, tutela e valorizzazione: un climax ascendente che sempre tiene fermo il ruolo centrale della persona umana quale cuore del sistema, al centro appunto, per così dire, dell’universo, ossia
dell’ordinamento giuridico e sociale, con particolare riferimento alla dimensione della vita pubblica. Un ruolo centrale, nel sistema etico, filosofico e giuridico che valorizza l’importanza dell’espressione e manifestazione della personalità umana trova piena comprova nei principi di solidarietà, altruismo e sussidiarietà orizzontale, sanciti nelle norme costituzionali (artt. 2, 3 e 118, ultimo comma, Costituzione).
La vita privata e quella pubblica, in fondo, rappresentano entrambe due convergenti prospettive
dimensionali di una medesima realtà. Chi infatti non rispetta le regole ed è infedele nel poco, lo sarà anche nel molto: è un messaggio di carattere universale quello, biblico, della parabola del servo infedele. E allora…come come comportarsi correttamente, per sopravvivere in un mondo certamente non facile, dove sono molti coloro che vogliono farci del male e pochi coloro che possiamo davvero definire amici? Usando rispetto, tutela e valorizzazione. E allora, si potrebbe pensare…bisogna ragionare nell’ottica di porgere l’altra guancia? Non esattamente: si deve…rispettare la legge, adempiere alla propria legge morale, che ha natura non solo individuale ma anche collettiva…creare una linea di difesa, rappresentata dai valori del vivere civile e del rispetto. Il rispetto appunto: rispetto delle leggi, della persona, dell’altrui sfera personale e giuridica, ma anche di quei principi etici e giuridici che regolano i rapporti della società civile: correttezza, buona fede e leale collaborazione.
Ma…è sufficiente? No. Indispensabile è parimenti la tutela dei diritti – il libro sesto del codice civile
non a caso si intitola così – a chiudere come l’alfa e l’omega quel sistema in realtà generale, che,
partendo dalla sua genesi (la capacità giuridica), perviene al suo apice più elevato, con il sistema delle obbligazioni. Ecco una parola chiave: l’obbligazione. Obbligazione che noi abbiamo non solo nel momento in cui stipuliamo una compravendita con Tizio o una locazione con Caio, ma, più in
generale e prima di tutto, quando noi veniamo al mondo e siamo chiamati a relazionarci a un tempo con noi stessi e con l’ordinamento globalmente considerato. La tutela allora rappresenta una convinzione attiva, che si aggiunge alla mera convinzione passiva (il rispetto) e la completa. Così, la valorizzazione rappresenta l’apice di questa parabola. Tutela e valorizzazione dunque del territorio, del paesaggio, dei beni culturali…ma anche delle persone che sono protagoniste di questo territorio…valorizzazione della persona umana in primis…singolarmente e nelle forme associative in cui si esplica la sua personalità (art. 118, ultimo comma, Costituzione: lo Stato che appunto, come Stato comunità, ha questo compito). Le relazioni umane, quali forme etiche di valorizzazione dei valori (l’alliterazione è rafforzativa e rende il senso della necessità indispensabile di ravvivare ogni giorno il senso e la natura dei valori fondanti della società civile) si traducono allora non in un semplice vivere, ma in un “vivere al quadrato” e quindi in un “esistere”, in un “esserci”. Cosa diversa è infatti limitarsi a vivere, pensando ai bisogni primari ed esclusivamente in chiave egoistica, rispetto all’ ”esistere”, ossia all’esserci per gli altri, per il prossimo, come bene è testimoniato dalla distinzione, nella lingua tedesca, tra i verbi “sein” (“essere”) e “sollen” (“dover essere, essere in senso morale”).
Il rispetto, la tutela e la valorizzazione costituiscono in primo luogo, allora, tre concetti etici e sociali intimamente legati e connessi, concetti se vogliamo anche poetici, letterari e filosofici. In effetti, il rispetto implica il “non tangere” la sfera altrui e, se violato, quel comportamento in violazione si traduce in un abuso, in un abuso del diritto, in una forma di tracotanza, nel superamento di un sacro “themenos”, dell’intimità personale, dello spirito, della propria natura, della propria anima (letteralmente, dal greco, “recinto”, “solco”, “soglia”) la cui infrazione comporta la configurabilità di una (giuridica ed etica) violazione di domicilio. Ecco allora qualche caso storico…come l’episodio, narrato da Erodoto, nel quale il re di Persia Serse fece fustigare i Dardanelli per la sconfitta militare subita, oltraggiando gli dei e dunque quel senso metafisico di misura nelle cose…o, ancora…il caso di don Rodrigo, che, come narra il Manzoni, voleva a tutti i costi costringere Lucia a sposarsi con lui, anche ricorrendo alla violenza e dunque violando il sacro themenos dell’amore. Ecco allora il bisogno di tutela della persona oltraggiata, della persona offesa, la cui testimonianza, se ritenuta credibile, può essa stessa sola fondare la motivazione di una sentenza di condanna. Ecco allora che sempre i bisognosi, gli indifesi e gli oltraggiati (è il caso di Lucia nei Promessi Sposi, ma anche delle molte donne donne vittime di stalking, di violenze e di lesioni, come lo sfregio del viso con l’acido, da parte di uomini violenti e inadeguati). E dunque, la valorizzazione, la valorizzazione del bene giuridico e della persona, persona e bene giuridico al centro dell’intero ordinamento, non solo penale, ma anche,
in primis, costituzionale e sovranazionale (si pensi alla Convenzione di New York sui diritti del
fanciullo e sulla Convenzione di Istanbul, solo per citare le più note). Quella valorizzazione della
persona umana così posta in risalto nel testo letterale dell’art. 2 Cost. costituisce allora la cifra di una sempre eterna e incessante dialettica tra etica e diritto. Il diritto allora è proprio questo: cura del bene, del buono e del giusto, non potendo prescindere dall’etica né farne a meno, viceversa risultando incomprensibile.
Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia