No, il riferimento non è al pianeta che ci ospita e che riceve costantemente insulti e gravi danni da noi. Il quesito riguarda l’umanità, che, appunto, abita il mondo e lo devasta, con gravissimi rischi sempre crescenti. Se si considera a ritroso il cammino dell’uomo, non si incontra un solo secolo che sia stato esente da guerre, le quali hanno portato distruzione e morte. E, dunque, l’uomo si è sempre dimostrato abitatore belluino della terra: homo homini inimicus. Per limitare le riflessioni ai tempi più vicini a noi, l’elenco può principiare dal ‘900, detto “secolo breve”. E non si pensi che la prima metà sia stata la più atroce, perchè ha registrato – fra le altre, in primis le balcaniche – due guerre mondiali: sarebbe una considerazione del tutto fuorviante. Ed invero la seconda metà del secolo è stata funestata da guerre combattute in vastissime regioni del pianeta: dalla guerra di Corea a quella del Vietnam, dallo Yemen alla Palestina, perennemente in fiamme, dal Caucaso all’Afghanistan, dal Pakistan all’Iraq, alle guerre endemiche in Africa fra vari paesi. E l’elenco potrebbe continuare, prima di arrivare alla guerra Russo-Ucraina, che tuttora è in pieno svolgimento, con migliaia e migliaia di morti e distruzioni terribili. Né deve pensarsi che ogni danno inferto al pianeta scompare col tempo, ché anzi si cumula e si accresce. Alle calamità naturali (talvolta originate non dalla natura, bensì dalla mano dell’uomo), alle epidemie ormai globali come quella, dolorosissima, del covid 19, ai terremoti, alle spaventose carestie si aggiunge il pesante impatto a danno dell’ambiente prodotto dall’attività dell’uomo. Per troppo tempo si è pensato al pianeta come ad un contenitore infinito, capace di recepire e metabolizzare ogni guasto, anche il più tremendo. Solo da poco tempo ha preso piede la consapevolezza che così non è. Come un bicchiere pieno fino all’orlo, per quanto grande, alfine tracima, così il pianeta, sotto l’urto continuo delle attività umane è destinato a saturarsi, divenendo inconciliabile con la vita. Del resto, è così per tutto il sistema solare. L’ambiente favorevole alla vita è una sorta di anomalia, il frutto di infinite combinazioni d’elementi: proprio per questo un equilibrio fragile. La recente, parzialissima presa di coscienza di siffatta realtà ha fin qui prodotto timide reazioni, del tutto insufficienti ad ostacolare le crepe che si sono già materializzate. Si disputa all’infinito su quanto occorre fare, ma si fa poco o pochissimo. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Il fatto è che, per un verso, si continua a pensare con incredulità supponente a un disastro planetario, ogni paese pensa ai suoi interessi e non deflette da una secolare indifferenza per l’ambiente che lo circonda: il che si trasforma in un vero e proprio comportamento criminale. E, alfine, non si riesce minimamente ad arrestarlo. Eppure è noto a tutti che la terra è stata inabitata, per la gran parte della sua esistenza. Dovrebbe, allora, concludersi che l’umanità tutta abbia perso la testa e che non sappia e non voglia porsi il problema della sopravvivenza delle generazioni future. E non si pone mente neppure alle tante, tante specie che sono già scomparse dal pianeta. Nè si tien conto che la tecnologia non può e non potrà fare miracoli. Una transumanza degli umani dal loro pianeta è materia di fantascienza, non di scienza. E – come l’allargamento del buco dell’ozono, il riscaldamento dei mari, con i ghiacci del Polo Nord che si sciolgono irreparabilmente, le siccità, le alluvioni ci mostrano – non si può più perdere tempo. C’è un “troppo tardi”, che aleggia sul pianeta sinistramente, nell’auspicio che ancora non abbia cominciato a posarsi. In uno scenario cosiffatto si inseriscono molteplici altri fattori negativi. La terra è sovrappopolata, se non ancora in termini territoriali, certamente – e molto – in termini di risorse alimentari. È urgente la formazione di una coscienza globale dei terribili pericoli ai quali il pianeta va incontro: pericoli che, ad un certo punto, non saranno più disinnescabili. E continuare a vivere come se nulla fosse, è garanzia di “Armageddon”, che gli scienziati si affannano a conclamare, mentre si seguita a guerreggiare, a distruggere, a impoverire il pianeta delle sue risorse. Usque tandem.. fino a quando si potrà abusare di essere e stravolgere gli equilibri millenari della terra? E sì che stiamo già avvertendo non le prime avvisaglie, bensì gli scricchiolii veri e propri del pianeta esausto. Sentiranno gli umani la necessità di far fronte comune contro un nemico che diviene sempre più potente? Finora, i segnali non sono stati incoraggianti e l’incoscienza ha prevalso. Così, dopo diversi millenni
di percorso faticoso della civiltà, siamo al punto di gran lunga più alto del pericolo di estinzione. E, sicuramente, la situazione si è ulteriormente aggravata a causa di qualche anno di pandemia globale, delle guerre, degli eventi avversi della natura – dei quali siamo in parte responsabili – che, nella loro funesta combinazione, ci hanno fatto vacillare paurosamente. Basteranno o gli umani smarriranno a tal punto la ragione e si dimostreranno talmente indegni da scomparire per autofagía?
Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia