Durava da oltre 7 anni l’attività di caporalato scoperta dalla Guardia di Finanza di Pavia in una cooperativa sociale operante nel settore dei traporti con ambulanze e veicoli sanitari. Secondo quanto è emerso dalle indagini, l’amministratore della società ha sistematicamente imposto ai 54 dipendenti della cooperativa di lavorare “in nero”, “privandoli di qualsiasi garanzia previdenziale o assistenziale e sottoponendoli a orari di lavori estenuanti”. Il responsabile della cooperativa è stato denunciato per caporalato (insieme alla stessa società) e sono stati sequestrati 440mila euro, mezzi sanitari ed autovetture nonchè le quote societarie di 4 imprese riconducibili al responsabile e due immobili intestati solo formalmente a un testimone.
“I finanzieri, analizzando l’esigua documentazione contabile rinvenuta durante le attività investigative e dopo aver delineato tutti i rapporti con i lavoratori – si legge in un comunicato della Guardia di Finanza di Pavia -, hanno ricostruito l’intero ciclo aziendale. Fondamentali le dichiarazioni rese dal personale dipendente che hanno permesso di dimostrare la sussistenza dei requisiti tipici del lavoratore subordinato, accertando che il socio lavorante non gestiva in modo autonomo la propria prestazione volontaria, ma dipendeva in maniera diretta dal datore di lavoro che gli impartiva gli ordini”.
“Le investigazioni – prosegue la nota delle Fiamme Gialle pavesi – hanno fatto emergere che gli stipendi, a fronte di orari lavorativi massacranti, erano mascherati da rimborsi spese mai documentati e paghe nettamente inferiori a quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale. Sono stati documentati casi di doppi o tripli turni di lavoro senza che venissero concesse le adeguate ore di riposo e il dovuto pagamento delle ore di straordinario, con evidenti riflessi negativi sul personale che si trovava alla guida delle autoambulanze”.