“Il Vangelo dalla finestra” di domenica 14 dicembre

di Alessandro Repossi

Il commento di don Michele Mosa. “Rallegratevi. Il Signore è vicino!”

Di Don Michele Mosa

Caro amico credente,

mi chiedi di riflettere sulla terza domenica di Avvento, quella che chiamate Gaudete, “Rallegratevi”. Trovo straordinario che nel cuore dell’attesa, la vostra tradizione inserisca questa pausa di gioia anticipata.

Da ateo, non credo nell’arrivo del Messia che aspettate. Ma capisco profondamente cosa significhi attendere qualcosa che dia senso al presente. Leopardi, nel Sabato del villaggio, ha colto qualcosa di essenziale quando scrive: “Questo di sette è il più gradito giorno, / pien di speme e di gioia”. Non la domenica, il giorno della festa, ma il sabato dell’attesa. La donzelletta torna dai campi «in sul calar del sole, / col suo fascio dell’erba» e si accorge che il villaggio freme di gioia. Tutti si preparano, anticipano, sperano.

Ma Leopardi aggiunge qualcosa di amaro: “Garzoncello scherzoso, / cotesta età fiorita / è come un giorno d’allegrezza pieno, / giorno chiaro, sereno, / che precorre alla festa di tua vita”. Poi viene la festa vera, e con essa la disillusione.

Ecco dove voi e Leopardi divergete radicalmente. Per il poeta la festa vera delude sempre: meglio restare nel sabato, nell’attesa, perché la domenica porterà inevitabilmente la noia e il disincanto. Per voi invece il Gaudete dice: rallegratevi perché la festa, quando verrà, non deluderà. Anzi, è già venuta in Cristo e tornerà nella gloria. La vostra gioia nell’attesa non nasce dal timore che la domenica deluda quanto piuttosto dalla persuasione che sarà pienezza.

Io, da ateo, mi trovo in una posizione intermedia. Come Leopardi, non ho garanzie che la festa – un mondo giusto, la realizzazione umana – non deluda. Ma a differenza sua, non per questo rinuncio a costruirla. Giovanni Battista preparava strade nel deserto: un’immagine che potrebbe sembrare assurda, eppure piena di senso. Anche noi prepariamo strade – verso la giustizia, la solidarietà, la conoscenza – senza certezze divine ma con ostinazione.

La vostra domenica rosa, in mezzo al viola penitenziale, è un gesto poetico. Leopardi direbbe che vivete nell’illusione, che la vera festa deluderà. Forse – e ripeto forse – la gioia non ha bisogno di certezze metafisiche, assolute per essere autentica. Può nascere anche dalla dignità dello sforzo, dalla bellezza del tentativo, dal coraggio di sperare senza garanzie. Forse la lezione più profonda è questa: che sia il sabato di Leopardi, il Gaudete cristiano o l’impegno laico, ciò che conta è riconoscere valore nell’attesa stessa, nel cammino. La differenza sta in cosa aspettiamo e perché, ma il gesto di gioire mentre si cammina ci accomuna.

Rallegratevi, dite voi. Leopardi risponderebbe: meglio il sabato che la domenica. Io vi dico: rallegriamoci del cammino stesso, comunque vada.