La Sacra Scrittura di domenica 16 febbraio

Il commento di don Michele Mosa. «Beati voi… Guai a voi»

 Di Don Michele Mosa

 

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, disse don Abbondio al cardinal Federigo. Ma il coraggio non basta per vivere secondo il Vangelo. Non è il coraggio la virtù prima del discepolo di Cristo. Forse – dico forse solo per non offendere nessuno – ci vuole l’incoscienza. Sì, per essere cristiani bisogna essere incoscienti. “Abbiamo pescato tutta notte senza prendere nulla, ma se lo dici tu calo la rete”. “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci” però bisogna sfamare migliaia di persone. “Signore, restituisco quattro volte tanto”. “Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, all’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: ‘Chi è?’. Io rispondo: ‘Frate Francesco’. E quegli dice: ‘Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai’. E poiché io insisto ancora, l’altro risponde: ‘Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te’. E io sempre resto davanti alla porta e dico: ‘Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte’. E quegli risponde: ‘Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là’. Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”. E ditemi che Francesco è saggio. Ditemi che questo è ciò che noi insegniamo ai nostri ragazzi. Questa non è letizia. Questa non è beatitudine. Non è la felicità che cerchiamo e desideriamo. Beati voi… Guai a voi.

Divo Barsotti, un grande uomo spirituale del nostro tempo, altro incosciente, scriveva: “Finché l’uomo non svuota il suo cuore, Dio non può riempirlo di sé. Non appena e nella misura che di tutto vuoti il tuo cuore, il Signore lo riempie. La povertà è il vuoto non solo per quanto riguarda il futuro, ma anche per quanto riguarda il passato. Nessun rimpianto o ricordo, nessuna ansia o desiderio. Dio non è nel passato, Dio non è nel futuro: Egli è la presenza! Lascia a Dio il tuo passato, lascia a Dio il tuo futuro. La tua povertà è vivere nell’atto che vivi, la Presenza pura di Dio che è l’Eternità”.

Non fate l’elogio della beatitudine sapendo che non la vivremo mai. Abbiamo almeno il coraggio dell’onestà intellettuale: il nostro ideale di vita non è evangelico. Se non l’abbiamo ancora fatto, vale la pena leggere un bel libro eccezionale (anche se ha più di 500 anni): L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam.