“Far Bene per Star Bene”: è davvero così?

L'editoriale del Vescovo Corrado Sanguineti sul numero de "il Ticino" di venerdì 14 febbraio 2025

Di Mons. Corrado Sanguineti

(Vescovo di Pavia)

 

Nelle scorse settimane, a livello di stampa locale e nazionale, con spazio in radio e televisioni nazionali, ha avuto rilievo la promozione, da parte dell’Assessorato alle Pari Opportunità e dello Sportello Antidiscriminazioni del Comune di Pavia del progetto “Far Bene per Star Bene”, proposto alle scuole primarie e a quelle secondarie di primo e secondo grado. Sotto questo unico titolo, si offre agli istituti scolastici che riterranno opportuno, l’attivazione di quattro percorsi, pensati e realizzati in collaborazione con differenti associazioni.

Come si può vedere dalla presentazione del progetto, sono compresi temi assolutamente condivisibili, come la lotta a ogni forma di discriminazione e di bullismo, l’educazione ad accogliere ogni persona, nella sua dignità e nella sua singola diversità, nella sua condizione di disabilità, nel suo orientamento sessuale, la promozione dei diritti di soggetti diversamente abili, il contrasto a ogni forma di violenza di genere.

Ma, insieme a queste finalità positive, appare che soprattutto il percorso intitolato “Dentro l’Arcobaleno – (Lezioni contro il bullismo e le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere)”, mettendo esplicitamente a tema “concetti quali sesso biologico, identità di genere e orientamento sessuale”, tende a comunicare una certa immagine e concezione dell’essere umano, nella quale si dà per scontata la possibile dissociazione tra sesso e genere, per cui ciascuno è “ciò che si sente”, proponendo temi che nell’infanzia sono generalmente ancora estranei al vissuto consapevole dei bambini e che nella preadolescenza e nell’adolescenza, età delicate di maturazione e di scoperta di sé, possono destare confusione o talvolta favorire un dubbio sulla propria identità sessuale. Se ci sono ragazzi e giovani che vivono fatiche e incertezze nell’identificazione di sé e del proprio orientamento sessuale, non è certamente incoraggiando scelte di vita di ogni tipo, dove possono “sperimentarsi” come vogliono, che facciamo il loro bene. Né tanto meno leggendo a bambini e bambine delle primarie fiabe che hanno come protagonisti un coniglietto che fa coppia con un altro coniglietto o una principessa di sesso maschile!

Le parole di Papa Francesco

Com’è ampiamente dimostrato da ciò che accade in altre nazioni, questo modo d’affrontare aspetti cruciali dell’esperienza umana, diventa una via per diffondere quella “cultura” fluida del “gender” che ha conseguenze gravi nella vita e nelle scelte delle persone e che rischia di destrutturare i connotati fondamentali dell’umano, dell’esperienza affettiva e sessuale, certamente non favorendo la possibilità di costruire famiglie aperte alla vita, dove impariamo la bellezza, anche drammatica, dell’essere uomini e donne. Così ha affermato Papa Francesco, aggiungendo “a braccio” queste parole, nel discorso al convegno internazionale “Uomo-donna immagine di Dio: per un’antropologia delle vocazioni” (1°/03/2024): “Oggi il pericolo più brutto è l’ideologia del ‘gender’, che annulla le differenze. Ho chiesto di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale; cancellare la differenza è cancellare l’umanità. Uomo e donna, invece, stanno in una feconda ‘tensione’ ”.

Perciò, oltre a esprimere le perplessità e riserve mie e di non poche famiglie su questa iniziativa proposta dal Comune nelle scuole di Pavia, ritengo che sia responsabilità e dovere dei genitori informarsi bene su questi corsi, là dove saranno attuati, perché spetta alla famiglia, innanzitutto, accompagnare i figli nel campo dell’educazione affettiva e sessuale, e vigilare perché, dietro la giusta preoccupazione di lottare contro ogni forma di discriminazione e di bullismo, non siano invece comunicate una concezione dell’essere uomo e donna e una visione della sessualità che non siano condivise dai genitori e siano estranee o addirittura opposte a ciò che essi cercano di trasmettere e di testimoniare ai propri figli.

Non è lo Stato, nemmeno la scuola, il primo soggetto educativo: è la famiglia, sono i genitori che non devono dare deleghe in bianco a nessuno, soprattutto quando sono in gioco aspetti decisivi dell’identità e dell’esperienza umana dei loro figli.

Spero e mi auguro che si parli della nostra città di Pavia, sui mezzi di comunicazione e sulla galassia dei social, non tanto per la discussa e discutibile promozione della cultura “gender” o per la favola con il coniglietto gay, ma per qualcosa di più rilevante e significativo: Pavia merita di più.