La Sacra Scrittura di domenica 22 dicembre

Il commento di don Michele Mosa. “Maria si alzò e andò in fretta verso…”

Di Don Michele Mosa

 

Eureka! Finalmente l’ho trovata! Questa è l’icona più vera della “Chiesa in uscita”. E vi spiego perché. Innanzitutto, si parla di Maria e Maria, ce lo insegnano i Padri della Chiesa, è figura, icona, modello della Chiesa o come preghiamo nel prefazio dell’Immacolata Concezione: “l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza”. Poi si parla di un alzarsi, di un risorgere, di un riprendersi dopo un attimo di smarrimento: “Non conosco uomo”. Quanti momenti di paura, di turbamento, quante indecisioni, quante volte siamo tornati indietro come discepoli, individualmente, e come Chiesa, tutti insieme. Rialzarsi, risorgere: il mistero più vero della Chiesa che dice al mondo, senza parole, che la sua forza è la grazia, lo Spirito. Ancora, andare e andare in fretta. C’è un’urgenza che nasce dal bisogno, percepito e raccolto, dalla domanda senza domanda – nessuno ha chiesto aiuto a Maria – di Dio. Infine, c’è la montagna: la strada della Chiesa è una salita: verso l’incontro con l’uomo, verso l’abbraccio del Padre. La “Chiesa in uscita” e il Natale allora. Innanzitutto, non aver paura del proprio peccato, della propria fragilità delle proprie incongruenze, dello smarrimento che stiamo vivendo in questo tempo: è un dono non una zavorra. Toccare il punto più basso, “cadere da cavallo” è la conditio sine qua non per rialzarsi: non chiede perdono se non chi è consapevole di aver sbagliato. Poi c’è l’urgenza di un annuncio che ti spinge a uscire, ad andare in fretta – a Pasqua si parlerà di correre – incontro alle donne e agli uomini; e qui, forse, incontriamo la prima difficoltà, se non la più grande: annunciare il Vangelo in famiglia, ai nostri cari, ai nostri amici. Anche il nostro palazzo, il nostro rione, la nostra parrocchia è terra di missione. L’annuncio del Vangelo è l’unico motivo per cui esiste la Chiesa, non per cui esiste la Chiesa in Africa, in Asia… Infine, la fatica: e a questo proposito è inutile spendere parole: tutti noi sappiamo quanto sia complesso annunciare il vangelo. A casa, sul luogo di lavoro, in vacanza… Detto tutto questo però non possiamo dimenticare che già l’uscire – di casa, di chiesa, di sacrestia – diffonde gioia; e lo fa anche se noi non ce ne accorgiamo: “appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio”. Chiesa vorrei ricordati allora – e nel dirlo a te, lo ripeto a me stesso – che non ti devi preoccupare dei risultati, delle benemerenze, degli applausi come non devi rassegnarti agli insulti, all’insignificanza, all’indifferenza: esci, va’ incontro alla donna e all’uomo che camminano con te sulle strade della vita, lascia che la tua gioia traspaia e diventi dono. Contagi l’umanità. E sarà davvero Natale. Tutti i giorni.