Di Don Michele Mosa
Domanda tanto ovvia quanto quotidiana: e adesso cosa faccio? Domanda alla quale neppure il Battista può sottrarsi: cosa dobbiamo fare? Ma se la domanda sembra essere banale, la risposta lo è, se possibile, ancora di più: non dovete fare niente di particolare. Hai più del necessario? Donalo a chi non ha. Non rubare. Non truffare. Vivi con il frutto del tuo lavoro. Cosa devo fare? A differenza del Battista noi diamo mille indicazioni e suggerimenti: incontri, conferenze, pellegrinaggi, ritiri, gesti di carità… Inseguiamo continuamente lo straordinario dimenticandoci di vivere il quotidiano. Forse dovremmo ripartire proprio dal Natale: niente di speciale, solo un bambino che viene al mondo. Dio non ama lo straordinario che poi diventa spettacolo (vedi molte nostre liturgie festive dove tutto sembra essere in funzione di chi “fa”) più che preghiera. Dio vive il quotidiano. E lo vive molto più di noi. Il Battista rimanda proprio a questo: vivi bene quello che stai facendo. Non aggiungere altro. E questa mi sembra una chiave di lettura preziosa proprio per questo tempo, per la prima volta nella storia non fondato su una cultura religiosa: non cercare miracoli – la scienza li ha cancellati – ma fraternità. Non cercare tempi forti, vivi il tuo giorno. I profeti di oggi ce lo ricordano, anzi ce lo insegnano. Penso a Mons. Romero e a Don Tonino Bello, a Charles de Foucauld, Madeleine Delbrel, Armida Barelli, Arturo Paoli, Carlo Carretto e tanti altri. Sta a noi scegliere cosa fare.