La Sacra Scrittura di domenica 22 settembre

Il commento di don Michele Mosa. “E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro”

Di Don Michele Mosa

 

Non a misura di bambino ma il bambino come misura. Cioè il piccolo come misura del mondo, della storia, della mia vita. Il piccolo è il segreto e la passione di Dio; tutto il contrario di ciò che ama e persegue l’uomo. (Ma questo già lo sapeva Isaia: i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie). Noi aspiriamo a diventare grandi, in tutti i sensi: in statura, nella scala sociale, nel lavoro… Ricordiamo i “grandi”: sono loro a fare la Storia. Grande è il nostro metro di misura. E vale anche per la Chiesa: vuoi mettere essere parroco di un paesino neppure segnato sulla cartina o di una cattedrale? E, per favore, lasciate perdere la retorica di Barbiana e don Milani perché è facile canonizzare i morti, dopo averli uccisi. Piccolo poi vuol dire leggero. Facile sollevare un bambino e farlo volare. O sollevarlo sulle spalle perché veda lontano. Leggero è colui che consapevole di essere piccolo sa che tutto ciò che vede non è merito suo: “nani sulle spalle di giganti”, direbbe Bernardo di Chartres. Tutti conoscono i giganti ma i nani? Stanno al circo. “Leggeri – scrive Luigi Pozzoli – come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere”. Una domanda però mi ronza nella mente: perché Dio ama la piccolezza? Rispondo con le parole di Pozzoli: “Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l’adulto. Potremmo dire: i bambini sono ‘pericolosi’ perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e ‘pesanti’, attaccate al potere e alle cose, non sono libere”. Come sono pesante io. Come siamo pesanti noi.  E quanto tutto questo ci toglie profezia e ci costringe al compromesso. Piccolo, leggero e libero: vi presento Gesù di Nazareth. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte. Libero di morire, libero di risorgere. Sarà la nostra obesità un impedimento alla risurrezione?