La domanda delle domande. La domanda a cui non sappiamo rispondere. Lo so: diciamo chi siamo quando ci presentiamo: nome, cognome, titolo di studio e professione se serve. Ma sappiamo che la domanda ci tocca nel profondo e non vuole solo portare a galla le nostre generalità. Tu chi sei? Domanda che lo stesso Giovanni farà a Gesù, anche se con parole diverse: sei tu o dobbiamo aspettare un altro? Cioè, tu chi sei? La domanda è buona solo a una condizione però: lasciare la risposta aperta. Non valgono domande a risposta multipla. O semplificata: barra la casella. Non valgono risposte suggerite: Cristo, Elia, profeta. Chi sei? È la domanda di chi ama sorprendersi. Di chi non giudica il libro dalla copertina. Accade come ai titoli di prima pagina che poi scopri non hanno nulla a che fare con il contenuto dell’articolo. Giovanni come Gesù come ogni uomo è un mondo da scoprire ogni giorno. Dare per scontato di conoscere porta fuori strada. E penso soprattutto al Vangelo: chi lo legge ancora? Chi lo medita? Chi lo interroga fuori schemi, guide teologiche, bibliche, spirituali? Chi ha ancora il coraggio di Francesco di leggere il Vangelo sine glossa? Che oggi un altro Francesco così traduce: «Essere radicali nella profezia è il famoso sine glossa, la regola sine glossa, il Vangelo sine glossa. Cioè: senza calmanti! Il Vangelo va preso senza calmanti». Torna allora la domanda: Tu chi sei? Chissà se avremo il coraggio di farla anche a quel bambino che nascerà la notte del 25 dicembre a Betlemme?
Don Michele Mosa