Voce e deserto: parola affidata al silenzio. Ma chi ama il silenzio? Chi di noi sa – ha imparato – il silenzio? Mi (ci) hanno insegnato le preghiere: beato chi ha imparato a pregare. Beato cioè chi ha imparato l’arte – perché di arte si tratta e per viverla bisogna essere artisti – del silenzio. (…) Questo è il deserto: sabbia, sabbia e ancora sabbia. Sabbia che non occupa ma libera spazi: e non dite che il deserto è inospitale, il deserto ha le sue esigenze e le sue regole (come le ha la città, la montagna, la cascina…). Questo è il silenzio: lo spazio che permette alla parola di assumere significato. Che fa della voce lo strumento della relazione. Senza silenzio, niente avrebbe senso. Nulla potrebbe accadere. Perché è vero che il dio biblico crea con la parola, ma la vita dell’uomo – la donna – viene dal sonno, viene cioè dal silenzio. Che valore ha il silenzio? Rispondo facendo mie le parole del maestro Ezio Bosso: «Il silenzio di per sé non esiste, anche il sangue che ci scorre nelle vene fa un suono. È vero, tra una nota e un’altra, tra una parola e un’altra c’è una pausa, ma non è un vuoto. È una tensione. La musica nasce proprio lì e il silenzio è una forma di attesa. Tacciamo per ascoltare qualcos’altro». Eccolo il profeta: la voce che ti invita a ritrovare le vie del silenzio per incontrare te stesso, gli altri e dio. Essere profeta però non basta. Non basta invitare a ritrovare le strade del silenzio, del deserto. Bisogna fare un passo in più: andare a vivere nel deserto. Abitare il silenzio. Fare i conti con il vuoto. In fondo questo è l’Avvento: non un invito a fare qualcosa – non è solo e sempre questione di ascesi (sacrifici, fioretti…) – ma a riscoprire il valore del vuoto. Del silenzio. A ritrovare cioè la dimensione dell’attesa: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». (…)
Bene lo sa il poeta: «Mentre il silenzio fasciava la terra/ la notte era a metà del suo corso,/ tu sei disceso, o Verbo di Dio,/ in solitudine e più alto silenzio. /La creazione ti grida in silenzio,/ la profezia da sempre ti annuncia,/ ma il mistero ha ora una voce,/
al tuo vagito il silenzio è più fondo./ E pure noi facciamo silenzio,/ più che parole il silenzio lo canti,/ il cuore ascolti quest’unico Verbo/
che ora parla con voce di uomo./ A te, Gesù, meraviglia del mondo,/ Dio che vivi nel cuore dell’uomo,/ Dio nascosto in carne mortale,/ a te l’amore che canta in silenzio”. (Turoldo)
Don Michele Mosa