Cantava padre Turoldo: «A tutti i cercatori del tuo volto,/ mostrati, Signore;/ a tutti i pellegrini dell’assoluto,/ vieni incontro, Signore;/ con quanti si mettono in cammino/ e non sanno dove andare/ cammina, Signore;/ affiancati e cammina con tutti i disperati/ sulle strade di Emmaus;/ e non offenderti se essi non sanno/ che sei tu ad andare con loro,/ tu che li rendi inquieti/ e incendi i loro cuori;/ non sanno che ti portano dentro:/ con loro fermati poiché si fa sera/ e la notte è buia e lunga, Signore». Sorpresi, non disorientati: quando ti abbiamo visto? Quando ti abbiamo incontrato? Come a dire: ti abbiamo cercato ogni giorno e tutti i giorni e pur non avendoti mai visto né incontrato, mai abbiamo smesso di cercarti né di desiderarti. La risposta potrebbe essere: eri così immerso nel servizio, eri così affascinato dal volto dell’altro, eri così teso ad alleviare il suo dolore che non ti sei accorto di me. Oppure: eri così assetato di me che bere non solo non ti dissetava ma accresceva la tua stessa sete. È come dire: guardando il volto del tuo amato, perdendoti nell’amplesso con la tua amata ti sei dimenticato dell’amore. Forse vuol solo dire: è giunta l’ora di passare dalle parole ai gesti, dalle idee e dai libri alla realtà del quotidiano. Confidava Annalena Tonelli, la missionaria laica uccisa il 5 ottobre 2003 nell’ospedale da lei stessa fondato a Borama, in Somalia: «La vita mi ha insegnato che la mia fede senza l’amore è inutile, che la mia religione cristiana non ha tanti e poi tanti comandamenti ma ne ha uno solo, che non serve costruire cattedrali o moschee, né cerimonie né pellegrinaggi… che è inutile senza il sacramento della misericordia, perché è nella misericordia che il cielo incontra la terra. Se non amo, Dio muore sulla terra». Aveva ragione Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore».
Don Michele Mosa