Lo so che ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore – il Vangelo va ascoltato non solo letto – è il comandamento dell’amore, quell’amerai con tutto, cioè senza esitazione e con entusiasmo Dio e il prossimo, lo so perché è successo anche a me. Poi però rileggendo queste poche righe e provando a collocare il dialogo fra il dottore della Legge e Gesù nel suo contesto non emerge solo il clima del contrasto, della polemica e il tentativo di portare il Maestro di Nazareth sull’orlo del precipizio per coglierlo con un piede in fallo, emerge la personalità di quel Maestro: ha la schiena dritta, non guarda in faccia a nessuno, dice sempre quello che pensa, non ha paura di affrontare la realtà. Così a volte rischia per far parlare i muti e udire i sordi, altre – ed è il nostro contesto – rischia per far tacere, per zittire i suoi interlocutori. Nelle orecchie abbiamo un’altra espressione: ha fatto bene ogni cosa: fa parlare i muti e fa udire i sordi, appunto eppure il medico in gamba sa che la medicina è anche un veleno: salva e uccide, dipende dall’uso che ne fai. Se di “potere taumaturgico” si tratta, non basta la laurea in medicina, ci vuole un supplemento d’umanità (o divinità?) per usarlo nel migliore dei modi, per usarlo cioè secondo la misura del paziente: a me dona la parola, a te la toglie. (…) Parlare d’amore non è raccontare sempre le stesse cose, suonare le stesse melodie, scrivere e leggere gli stessi romanzi; parlare d’amore è saper accogliere e accompagnare l’altro con TUTTO se stessi, sempre però secondo la misura dell’altro non secondo la mia (tua) misura. Troppa generosità potrebbe far più male che bene, poca attenzione potrebbe nuocere invece che stimolare: c’è – dice Qoelet – una stagione e un tempo per ogni cosa: c’è il tempo per parlare e il tempo per tacere. «Una volta per tutte – scrive Agostino commentando la Prima lettera di Giovanni – dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene». «Dilige – non ama, come sentiamo spesso dire – et quod vis fac»: ama e poi agisci. Scoprirai che si può parlare per amore. Così come si può tacere per amore. L’importante è non smettere di amare.
Don Michele Mosa