Di Don Michele Mosa
(Dal diario di un cieco). “Mi chiamo Abramo. Ho quarant’anni, vivo a Binasco ma lavoro a Pavia quindi faccio il pendolare tutti i giorni ormai da quindici anni. Amo la natura e i libri, oltre mia moglie e i miei figli. Faccio lunghe passeggiate e leggo tanto, soprattutto libri di poesia. Mi piace la poesia, mi fa sognare. Appena posso prendo un libro e vado in campagna: è bello leggere mentre il vento ti accarezza i capelli e gli uccelli cantano. Ah, dimenticavo un particolare: sono cieco. Lo so che non è un dettaglio di poco conto ma l’ho lasciato per ultimo perché per me è solo una delle mie caratteristiche – come i segni particolari che un tempo erano sulla carta d’identità. C’è chi è biondo, chi ha gli occhi azzurri, chi è basso e io sono cieco. Cieco, dalla nascita. Sono affetto da una malformazione agli occhi che mi consente di percepire solo luci, ombre e colori: in pratica vedo tutto in modo sfocato e impreciso, senza contorni e senza profondità. Questo mi fa inciampare e cadere ma quel che conta – e qui devo dire bravo a Papa Francesco – non è cadere ma rialzarsi, è rimanere caduti che ti impedisce di camminare. […] La mia più grande delusione? Gli amici, o meglio quelli che pensavo fossero amici invece… trovano la fidanzata, iniziano a lavorare e si dimenticano di te. Non tutti per fortuna. In Università ho incontrato nuovi compagni e compagne e con loro è nato qualcosa di speciale, che dura ancora oggi: non mi vedevano – posso sorridere di me stesso usando questo verbo? – come un disabile ma semplicemente come un compagno di corso che amava stare in compagnia. Perché un cieco ha le palpebre abbassate ma il cuore aperto e accogliente. Pensateci. E non trattate gli altri e le altre come dei deficienti: ognuno ha i suoi punti di forza e di debolezza. Il mio è la vista: non vedo il tuo volto ma se vuoi descrivo il tuo cuore. Questo mi affascina di Gesù Cristo: è come me. In te vede il Padre, in te scopre il fratello e la sorella più piccola. Ti vede per quello che sei. Ti ama per quello che sei. Fango che nasconde Dio. Basta lavarsi. Basta lasciarsi accarezzare. Basta non aver paura di camminare. Vinci il buio che è in te e quello fuori non ti fermerà. Ognuno ha la sua piscina di Siloe, non dimenticarlo.
Per finire ti regalo una poesia di Alda Merini:
«C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare…
Da lì fuggir non potrò
poiché la fantasia d’incanto risente il nostro calore e no…
non permetterò mai ch’io possa rinunciare…
a chi d’amor mi sa far volare».