“Il decimo anniversario del Pontificato di Papa Francesco”

L'editoriale di Mons. Luigi Pedrini, Vicario generale della Diocesi di Pavia, sull'ultimo numero de "il Ticino"

Di Mons. Luigi Pedrini (Vicario generale della Diocesi di Pavia)

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Il 13 marzo ricorre il decimo anniversario dell’elezione del Card. Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio. Da allora Papa Francesco ha percorso un lungo e intenso cammino, costellato di molte sfide, tra cui la dolorosa piaga della guerra divampata il 24 febbraio del 2022 tra Russia e Ucraina che getta un’ombra sulla data del 13 marzo, ricorrenza della sua elezione. Quante volte in questo periodo l’abbiamo sentito invocare la pace, gridare che la guerra è una pazzia, deplorare lo scorrimento di fiumi di sangue e di lacrime, invocare l’apertura di veri corridoi umanitari. Alla pazzia della guerra Francesco invita a rispondere con la “follia dell’Amore” evangelico che “riempie il cuore e la vita intera” di chi incontra Gesù.

Ripercorriamo il decennio del suo Pontificato nelle tappe che lo hanno contraddistinto.

Nel 2013, primo anno del suo Pontificato, spiccano l’attenzione ai migranti, resa palese agli occhi di tutti dal viaggio a Lampedusa, nonché l’impegno a promuovere la riforma della Chiesa, come testimonia la pubblicazione nello stesso anno dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium nella quale Francesco auspica un rinnovamento delle strutture ecclesiali in senso missionario.

Negli anni 2014-2015 l’asse dell’attenzione è su due temi cruciali: la famiglia e la salvaguardia del creato. Alla famiglia Francesco dedica due sinodi, uno straordinario e uno ordinario, dai quali emerge la preoccupazione per gli attacchi contro di essa perpetrati dalla società contemporanea, sempre più individualistica. Come antidoto a questa tendenza, il Papa nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia del 2016 richiama la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna. Alla tutela del mondo in cui viviamo sono invece dedicate l’enciclica Laudato si’ – Sulla cura della casa comune come pure l’istituzione della giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.

Nel 2016 la parola che maggiormente connota il Pontificato è ‘misericordia’, favorita anche dall’indizione del Giubileo straordinario della misericordia, svoltosi in una maniera diffusa, cioè con una Porta Santa aperta in ogni chiesa del mondo.

Nel 2017 è la parola ‘poveri’ ad essere maggiormente al centro dell’attenzione. Risale a quell’anno l’istituzione della prima ‘giornata mondiale’ loro dedicata.

Gli anni 2018-’19 sono segnati dall’avvio deciso della lotta agli abusi. Contributi significativi al riguardo sono il Motu proprio Vos estis lux mundi con cui si stabiliscono le nuove procedure per porre rimedio a questa piaga e la Lettera al popolo di Dio nella quale il Papa dichiara la volontà della Chiesa di percorrere la via della verità, della giustizia, della prevenzione e della riparazione degli abusi e rimarca la vicinanza della Chiesa alle vittime. Risale al 2019 anche il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyb. Questo documento, oltre a rappresentare una tappa fondamentale nelle relazioni tra Cristianesimo e Islam, evidenzia il valore della Fraternità che sarà rilanciato con maggiore autorità e respiro nell’ottobre del 2020 con la pubblicazione dell’Enciclica Fratelli tutti, terza del suo Pontificato.

Gli anni 2020 e 2021 sono contrassegnati dalla pandemia da Covid-19. Durante questi mesi terribili Papa Francesco esorta costantemente alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini e invita il mondo ad affidarsi al Signore. Inoltre fa sentire costantemente la sua vicinanza alla gente rendendo fruibile alla visione la Messa quotidiana del mattino da Santa Marta trasmessa in tivù.

Negli ultimi anni fino ai giorni nostri il Papa pone l’attenzione a una dimensione importante della Chiesa, quella della sinodalità, richiamata in diverse occasioni e divenuta ad oggi centrale. L’assemblea che si terrà alla fine di quest’anno, dal titolo Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione, conclude un percorso triennale fatto di ascolto, discernimento, consultazione che ha beneficiato di una fase diocesana, continentale e universale. Da ultimo non vanno dimenticati i numerosi inviti di Francesco a valorizzare gli anziani, senza cedere alla ‘cultura dello scarto’, che considera le persone solo in base alla loro produttività. Al tema della vecchiaia ha dedicato lo scorso anno un intero ciclo di catechesi.

Vorrei concludere con una parentesi personale. Mentre raccoglievo questi dati e ripensavo agli avvenimenti che maggiormente hanno segnato gli anni del Pontificato di Francesco ho sentito affiorare sempre più in me questa domanda: tra i tanti doni che Francesco mi sta facendo, se dovessi esprimergli almeno ‘tre grazie’, quali sarebbero?

A caldo e con semplicità mi viene da rispondere così. In primo luogo mi sento di dire ‘grazie’ a Francesco per il suo ricorrente richiamo a ricordare la data del nostro Battesimo. Colgo in questo richiamo l’invito a prendere sempre più coscienza del grande dono di questo sacramento. È il gesto d’amore con cui il Signore ci apre alla vita. Trovo che sia un richiamo fondamentale. Per l’uomo che oggi fatica a dare un senso alla vita, che non sa più rispondere alle domande fondamentali: da dove vengo? dove vado? e che davanti alle traversie della vita rischia di credere al dominio del male o del caso, è una grande risorsa sapere che la nostra vita si colloca, in realtà, all’interno di un orizzonte di bene. Il Battesimo svela che la nostra vita è parte di un disegno che affonda le radici nel pensiero eterno di Dio che ci ha chiamati alla vita e ci destina a diventare sempre più figli nel Figlio. Pensarsi dentro questo orizzonte di bene è la chiave che apre ad un’esistenza umana e cristiana vissuta nella riconoscenza e nella speranza. È il ‘Principio e Fondamento’ che sant’Ignazio di Loyola indica nel suo libretto degli Esercizi Spirituali come la pietra miliare dell’esperienza dell’anima.

Il secondo grazie è invece per il richiamo forte e autorevole di Francesco al valore dell’omelia. L’omelia è diventata più che mai uno strumento di evangelizzazione fondamentale e può dare un’impronta decisiva a una comunità parrocchiale. Per questo Francesco invita ogni sacerdote a prendere coscienza di questa grande responsabilità e sottolinea la necessità di una preparazione ben fatta. È un richiamo con il quale mi sento profondamente in sintonia. Anch’io ho sperimentato e continuo a sperimentare quanto sono importanti sia la preparazione remota che si acquisisce mediante la frequentazione abituale alla Parola di Dio, sia la preparazione immediata che richiede un ascolto sapiente e orante delle letture proposte dalla liturgia domenicale affinché esse possano trovare un riverbero nella realtà che di volta in volta stiamo vivendo. Il mio grazie a Francesco va non solo per i richiami teorici che ha fatto al riguardo in diverse occasioni, ma anche per il buon esempio che offre con la sua predicazione nella quale valorizza un linguaggio che è, allo stesso tempo, profondo e chiaro, toccante e familiare.

Infine, sento di dire il terzo grazie per il richiamo costante da parte di Papa Francesco alla centralità della misericordia nel nostro annuncio di fede e nella nostra testimonianza. Ritengo che non ci sia bisogno che mi dilunghi su questo. Mi limito a una semplice considerazione. San Paolo nella II Lettera a Timoteo quando offre il ritratto del pastore che è veramente diventato ‘presbitero’, cioè adulto nella fede e nell’arte pastorale, lo descrive così: Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, capace di insegnare, paziente, dolce nel rimproverare quelli che gli si mettono contro, nella speranza che Dio conceda loro di convertirsi, perché riconoscano la verità (2 Tim 2,24-25). Questo ritratto riecheggia più lontanamente quello descritto dal profeta Isaia secondo il quale il servo non contende, non grida, non spezza la canna infranta (Is 42,1-4) e più da vicino quello che Gesù stesso ha dato di sé presentandosi “mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Il vero pastore è dunque una guida affettuosa, comprensiva, radicata nel contesto della vita di ogni giorno, attenta all’essenziale, non incline a lasciarsi ingannare e quindi vigile, capace di richiamare e di infondere coraggio. Mi sembra che in Papa Francesco possiamo ritrovare i tratti del vero pastore: per questo non possiamo che essergli grati e dire il nostro grazie alla provvidenza con cui il Signore, servendosi anche del successore di Pietro, continua a guidare la sua Chiesa.

 

(Foto Agensir)