I giorni del Natale sono segnati da un contrasto che si respira nell’aria: da una parte, anche nella coscienza superficiale di molti, il Natale porta un richiamo di bene, di luce, di speranza, c’è voglia di fare festa, una voglia che purtroppo può ridursi alla ripetizione di certi “riti” e di certe tradizioni, senza avere più chiaro il senso e l’origine di questi gesti, o all’affannata ricerca dei regali, o che diventa, per alcuni, la frenesia di fare a ogni costo viaggi e vacanze. D’altra parte, se non chiudiamo gli occhi alla realtà, percepiamo che è un Natale ferito, che ci sono nubi oscure all’orizzonte, che stiamo attraversando un tempo pieno di contraddizioni e di minacce. C’è la guerra che da mesi porta morte e distruzione in Ucraina, con un popolo martire, che deve vivere un inverno al freddo e al buio, sotto la continua minaccia dei bombardamenti, e questa tragedia ha conseguenze sull’Europa e sul nostro Paese, con l’aumento delle materie prime e del costo dell’energia, con ripercussioni gravi sul mondo del lavoro e sulla vita delle famiglie. Ci sono incertezze e timori per il futuro, soprattutto per il rischio concreto che siano i più deboli e i più fragili a pagare il prezzo di questa difficile congiuntura sociale. Ci sono crisi e conflitti che si trascinano da anni – come in Siria e in varie nazioni dell’Africa – dimenticati e a volte fomentati da potenze straniere e da interessi economici. Assistiamo sgomenti e impotenti alla violenta repressione delle manifestazioni in Iran, a difesa dei diritti delle donne, e purtroppo sussistono ancora regimi che condizionano fortemente la libertà delle persone, come in Myanmar, in Cina e Hong Kong, in Corea del Nord, in Russia e nei suoi paesi satelliti, in non poche nazioni dell’America centrale e meridionale, come il Nicaragua e il Venezuela.
Una risorsa per tutti
Il Natale, nel suo valore autentico, rappresenta una risorsa, una possibilità di ripresa, per tutti. Certamente, per chi si lascia raggiungere dall’annuncio della Chiesa e dalla testimonianza di amici credenti, la festa del Natale porta “una cosa dell’altro mondo” in questo mondo: Dio è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora tra noi, il Figlio del Padre si è fatto uomo tra noi e per noi. Natale è mistero e dono di una nascita, è inizio della presenza del Dio con noi, che ha un nome: Gesù, che adoriamo nel fragile bimbo, nato a Betlemme di Giudea, al tempo di Cesare Augusto. Da più di duemila anni, questo annuncio attraversa la storia e ha segnato profondamente la cultura, l’arte, la vita sociale della nostra nazione, della nostra terra pavese. E continua a rimanere vivo attraverso uomini e donne che riconoscono la presenza di Cristo, diventano familiari con Gesù attraverso l’ascolto del Vangelo, il dono dei sacramenti, la vita della comunità cristiana. Qualunque siano le circostanze storiche, l’evento e il mistero del Natale si rinnova per il dono di presenze umane vive, cambiate dall’incontro con Cristo, che diventano trasparenza e segno di lui. A partire da questo annuncio, che interpella la libertà degli uomini, attraverso la testimonianza della Chiesa, pur con le sue ombre e miserie umane, si è sviluppata una percezione originale dell’uomo, del suo valore e della sua dignità di persona, della famiglia, come esperienza fondamentale dell’umano, del lavoro, come attività da promuovere contro ogni forma di sfruttamento e di degradazione, della vita fragile, menomata e sofferente, come bene da servire e da amare, del dolore e della morte, come vie a una pienezza più grande della vita.
L’origine dell’umanesimo cristiano
In certo modo, celebrare il Natale è celebrare l’origine dell’umanesimo cristiano che ha reso grande la nostra civiltà, che ha posto le basi del vivere comune nelle nazioni segnate dall’eredità cristiana. Anche coloro che non professano la fede in Cristo, tuttavia non possono negare come il cristianesimo rappresenti una forza storica originale e come il volto della nostra civiltà europea dipenda radicalmente dalla presenza del messaggio cristiano. Natale diventa così un richiamo a non smarrire le ricchezze di questo umanesimo cristiano, così profondamente umano, oggi deturpate dalla violenza inumana della guerra e da mille forme di egoismo personale e sociale, e messe a rischio da un nichilismo che non riconosce nessun valore assoluto, dal tentativo di sovvertire e di negare evidenze originarie dell’esperienza umana, dalla pretesa folle di inventare un “uomo nuovo” post e trans-umano fino a voler fare a meno dell’uomo! Nel bambino di Betlemme, è racchiuso il destino e il futuro dell’uomo. E su questa via, come comunità cristiana, siamo desiderosi di camminare con chiunque ha a cuore un volto umano delle generazioni che verranno.
Mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia)