Chissà perché Natale deve essere una festa di famiglia! E se non ci sono bambini? E se tu poi una famiglia non ce l’hai? Se sei rimasto solo al mondo, non è Natale? E poi mi domando: è Natale se scarti i regali, mangi il panettone e vai al cinema alla sera? A me hanno sempre detto che perché sia Natale ci vuole almeno un presepe e una preghiera davanti a quel bambinello: Natale non è la festa dell’intimità e dell’affetto – spesso di circostanza – ma è la memoria viva di un Dio incarnato. Quando andavo ancora a Messa ricordo che il Vangelo scandiva un ritornello che ancora ricordo, a dire il vero era talmente bello che l’ho perfino imparato in greco: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, Dio era il Verbo. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Strepitoso: Dio nella carne. Addio spiritualismo evanescente e bigotto: se cerchi Dio oggi deve cercarlo nell’uomo e nella donna che vive accanto a te. A me piace pensare che Dio si è avvicinato a me in mia moglie e nei miei figli. Che la carezza di mia madre è la carezza di Dio. Sì, sì tranquillo andrò anche a Messa e forse perfino a confessarmi ma Natale non è l’albero e i regali sotto l’albero (riceverli però mi piace, molto!), Natale è fermarmi davanti al presepe – non può mancare in casa mia – e ripensare a quelle stupende parole: «il Verbo si è fatto carne». Domani, 25 dicembre è Natale. Non c’è dubbio, almeno secondo le convenzioni latine. Natale però è – come diceva madre Teresa – «ogni volta che sorridi a un fratello e gli tieni la mano. Ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. Ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. Ogni volta che speri con quelli che disperano. Ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze. Ogni volta che permetti al Signore di rinascere in te e poi lo doni agli altri». Buon Natale.