Ogni uomo, nessuno escluso. Si tratta di superare qualsiasi tipo di barriera e confine: cattolico è innanzitutto questo. Il mondo è il campo del tuo agire. Lo scenario della tua vita. Non il luogo del male da evitare e fuggire.Del resto non c’è cristianesimo senza incarnazione. Il Dio spirito non abita il Vangelo.Mi domando allora: cosa significa essere perfetti in Cristo? Cos’è la perfezione di Cristo e per Cristo? Afferma la “Gaudium et Spes” al n. 22: «Egli è “l’immagine dell’invisibile Iddio” (Col1,15) è l’uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato». Essere trasparenza del Padre, filigrana che rivela il volto del Dio che ama: questa è la perfezione di Cristo. Nulla a che fare con l’impassibilità, l’imperturbabilità per non dire l’indifferenza di un Essere che guarda con distacco dall’alto. Perfetto è Cristo nel suo farsi uomo come noi. Perfezione è imparare l’obbedienza dalla fatica di una relazione che chiede di donare tutto di sé fino al dono della vita stessa. E noi uomini diventiamo perfetti come il Figlio quando, come lui, nei gesti e nelle parole siamo icona, specchio, richiamo del modo di agire e di essere del Padre. Questa è la missione dell’apostolo, il senso dell’esistere della Chiesa: annuncio di una perfezione divina che nulla ha a che fare con il non sbagliare: perfetto sei tu, o uomo, quando non hai più paura delle tue fragilità ma scopri, dentro di esse, l’amore di Dio. Il mio essere mandato è per raccontare agli uomini e alle donne che incontro che «La Chiesa non è una comunità di perfetti – parole di Papa Francesco – ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono». La vita cristiana, quindi, «è scuola di umiltà che ci apre alla grazia». Dunque perfezione non perfezionismo. Dio al centro e non Io. Non devo dimostrare nulla a nessuno. Sono chiamato a lasciarmi amare per imparare ad amare. A divenire perfetto in Cristo.
Don Michele Mosa