Davvero sorprendente questo pensiero di Paolo: non sono servo di un Dio che mi comanda a bacchetta. Non striscio davanti a lui. Non abbasso la testa ed eseguo ordini. Già erano straordinarie le parole di Gesù ai suoi: non siete servi ma amici. Ora Paolo ci dice che siamo figli. Figli adottivi e non naturali, d’accordo, ma questo non significa “figli di serie B”, anzi. Se infatti essere figlio per Gesù è questione di DNA, per così dire, per noi è questione di scelta: eletti infatti vuol dire scelti. Cioè voluti, desiderati, amati. Accolti nella propria casa, nella propria vita. Figli che si rivolgono al padre non dandogli del lei ma con la parola più dolce che un bambino sa dire: papà, paparino, Abbà. Tante volte cerchiamo le preghiere più strane per rivolgerci al Padre ma cosa c’è di più dolce della parola papà? C’è un aneddoto che riguarda Francesco d’Assisi che mi ha sempre colpito e riguarda proprio il suo rapporto con il Padre, quel Padre che aveva pubblicamente scelto spogliandosi in piazza ad Assisi: «d’ora innanzi potrò dire con tutta verità: Padre Nostro, che sei nei cieli». Una volta il Poverello fece con fra’ Masseo a La Verna una gara singolare: chi dei due sarebbe stato capace di recitare più Padre nostro durante la notte. Li avrebbero contati con dei sassolini. L’indomani fra’ Masseo, con le mani colme di sassolini, si recò da Francesco: «Ecco i Padre nostro che ho recitato in questa notte. Mostrami i tuoi!». Il Santo, con un senso di ammirazione, disse al frate: «Io in verità non sono riuscito a finire un solo Padre nostro. Mi sono fermato sulla prima parola per l’intera notte!». Tutta la notte per una sola parola: Padre. Tutta la notte per scoprirsi figlio. Capisco perché Bonaventura scrive che «quando poi i frati gli chiesero che insegnasse loro a pregare, Francesco disse: «Quando pregate, dite: “Padre nostro”, e “Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo perché, per mezzo della tua santa croce, hai redento il mondo”». E nella “Regola non Bollata, XXII” (FF 61) prescrive ai frati: «E quando vi metterete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli». Mi piace ogni giorno di più il Padre nostro. Mi riempie di gioia sapere che Dio è mio papà. E vorrei saperlo raccontare a tutti.
Don Michele Mosa