Lascia un gran vuoto, incolmabile, la scomparsa di Philippe Daverio (il celebre storico dell’arte scomparso il 2 settembre all’età di 71 anni, ndr). È morto un grande intellettuale, patrimonio dell’umanità, che ci ha lasciato volumi di inestimabile bellezza e grazia. Le pagine di critica d’arte sulle grandi testate giornalistiche e i libri di storia dell’arte, animati da quella forza d’animo che appartiene a pochi, poiché la virtù del vero intellettuale consiste nel trasmettere cultura. Ma Daverio si spingeva ben oltre, appassionando i lettori, facendoli sognare.
Non è stato solo un critico d’arte d’immensa levatura, ma un grande scrittore prestato alla critica. Alla stregua dei Longhi, dei Briganti, dei Berenson. Illustre accademico, fine saggista, ironico, prima di tutto uomo sensibile. Philippe Daverio raccontava l’arte ricreandola, senza retorica, solo per amore della bellezza, per quell’imprescindibile onestà intellettuale degli spiriti magni che è generosità. Dono innanzitutto. Dipingeva con le parole – ut pictura poesis – e il carattere che emerge sempre dai suoi scritti è la leggerezza, quell’armonico contrasto di malinconia e allegria. Il dipinto è lì, dinanzi agli occhi dei fruitori che finalmente riescono a vedere quello che il critico è riuscito a vedere e che, per un atto di generosità, comunica al pubblico. A Philippe Daverio la nostra incondizionata gratitudine per averci intrattenuti davanti all’arte svelandoci quel mistero che solo pochi critici illuminati – iniziati – riescono a cogliere e a decifrare.
Dott. Gustavo Cioppa (già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia)
NELLA FOTO PHILIPPE DAVERIO, AL CENTRO, CON IL DOTT. GUSTAVO CIOPPA ALLA SUA DESTRA