Gesù giace nel sepolcro, morto in croce. La Chiesa è silente nel giorno del Venerdì, attende qualcosa che possa cambiare il destino del figlio di Dio, dando ad ognuno di noi la Speranza della vita nascente dopo la morte. Nell’azione liturgica del Venerdì Santo, tutta la Chiesa guarda a Gesù Crocifisso, nel dolore dell’addio.
“Ecco perché, la morte di Gesù sulla croce, ci riguarda tutti, e, in certo modo, tutti ne siamo responsabili – ha detto il Vescovo Corrado nell’omelia dell’azione liturgica del Venerdì Santo in Cattedrale -: perché egli soffre e muore per i nostri peccati, porta in sé il peso dei nostri dolori e delle nostre sofferenze, delle nostre ribellioni e delle nostre miserie, s’inabissa nel mare oscuro delle colpe, delle violenze e delle impurità che deturpano e inquinano il cuore e il volto di noi, uomini e donne. E nel suo amore infinito, nel fuoco dello Spirito che lo anima, nella santità assoluta del suo essere Figlio amato del Padre, obbediente fino alla morte di croce, Gesù lava tutto il nostro male, brucia tutte le nostre impurità, e ci dà la certezza che lui è presente, anche nel buio più profondo, che lui ci può risollevare anche dalla valle più oscura, che qualunque ferita, vissuta e accolta con lui, può diventare una feritoia da cui passa la luce, una piaga che emana vita. In questo giorno santo, sostiamo sotto la croce, adoriamo la croce, che è diventata segno di salvezza, una croce gloriosa, che ora è albero di vita e non più di morte, riconosciamoci sotto lo sguardo del Crocifisso, peccatori salvati e perdonati”.