La Sacra Scrittura di domenica 17 novembre

Aurora di un giorno carico di speranza. Annuncio di un mondo nuovo costruito sulla giustizia, quindi aperto alla pace. Sta per nascere un’umanità nuova. Eppure è solo la normalità quotidiana: ti svegli, apri la finestra ed ecco davanti a te questo meraviglioso spettacolo. Stupendo anche in questi giorni autunnali, uggiosi e tristi. Il sole. C’è. Anche quando gioca a nascondersi dietro le nuvole. Il sole: immagine-simbolo molto diffuso nell’antichità. E non solo presso i pagani. (Basta ricordare il cantico di Zaccaria: la misericordia di Dio sorge sull’umanità come il sole del mattino). I “raggi benefici” rimandano alla radice ebraica rafa’ che significa “guarire, ridare la salute”. E sottintende “salvare”. Il nuovo giorno guarisce corpo e mente. Cura l’uomo nella sua integralità. Ma… sì, c’è un ma. Bisogna aprire la finestra. Spalancare il cuore. Lasciare che questi raggi mi raggiungano. Mi scaldino. Mi illumino. Nel linguaggio profetico: bisogna temere il nome del Signore. Il sole scalda tutti ma non tutti sanno godere dei suoi benefici. C’è chi si nasconde dietro le persiane chiuse. Chi si accontenta di un’abbronzatura. Chi invece sa meravigliarsi. Sa ancora stupirsi. O forse sa solo sentirne la nostalgia nei giorni di pioggia. Come per il nome. C’è chi lo dimentica subito. E chi lo pronuncia distrattamente. E chi invece dietro un nome sa leggere la storia. L’affascinante storia di una persona. Della sua famiglia. E addirittura di un popolo. Domani, quando aprirai la finestra, cerca anche tu il sole e lasciati abbracciare dal sogno di un’umanità nuova. E quando incontrerai qualcuno chiamalo per nome: probabilmente lo vedrai sorridere.

 

 

Don Michele Mosa