Di Don Michele Mosa
Conversione. Per questo è venuto: per invitare alla conversione. Per aiutarci a scoprire il Vangelo. “Se non vi convertirete, perirete tutti”. “Non è una minaccia – commenta Ermes Ronchi – non è una pistola puntata alla tempia dell’umanità. È un lamento, una supplica: convertitevi, invertite la direzione di marcia: nella politica amorale, nell’economia che uccide, nell’ecologia irrisa, nella finanza padrona, nel porre fiducia nelle armi, nell’alzare muri. Cambiate mentalità”. Ma la conversione non è il fine della vita (speriamo non sia la fine), è solo una tappa; il fine della vita è la felicità. La conversione è il fondamento, la base su cui costruire; la conversione è Giovanni Battista. Poi viene il Messia. Poi c’è l’incontro con il Padre dei cieli. Conversione chiama cammino: dalla morte – la strage compiuta da Pilato o il crollo della torre – alla vita: il contadino che si prende cura del fico. Tutto però è in vista del frutto. Quaresima dunque non è penitenza fine a se stessa, è cammino verso il Vangelo. “Convertitevi e credete al Vangelo”: questo è l’invito del Mercoledì delle Ceneri. Vangelo, cioè buona notizia: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”, per dirlo con le parole del Libro dell’Esodo. Questo è lavorare con la zappa. Questo è concimare. Questo è saper aspettare. Questo è accompagnare. Essere con non giudicare. O sradicare. Questo è – ed è davvero impegnativo – discernimento. Imparare a leggere la realtà con gli occhi di Dio, la vita con la sapienza del Padre. È lasciarsi guidare dallo Spirito. Per me allora l’invito alla conversione diventa invito a scoprire i semi del Verbo presenti nella storia, anzi nella cronaca. Conoscere il male senza però lasciarsi vincere da esso.