“Il ‘Green Deal europeo’, tanto famoso quanto inviso da più parti, è la strada che dobbiamo necessariamente percorrere se vogliamo salvare il nostro pianeta. E’ la cura della malattia della terra che si manifesta attraverso i cambiamenti climatici, eventi meteorologici estremi come i lunghi periodi di siccità alternati alle alluvioni, e alla perdita delle biodiversità”. Lo ha affermato il climatologo Luca Mercalli, intervenendo oggi, lunedì 2 dicembre a Pavia al convegno sul tema “Acqua e cambiamento climatico. Come investire bene per continuare a fare agricoltura”, promosso da Confagricoltura Pavia e svoltosi alla Sala dell’Annunciata. Ad aprire il convegno è stata Marta Sempio (nella foto),. presidente di Confagricoltura Pavia: “Il 2024 è stato un anno climaticamente difficile per l’agricoltura, con le piogge primaverili, il caldo estremo in estate e le nuove precipitazioni in autunno – ha ricordatio la presidente Sempio -. Confagricoltura ha analizzato a fondo gli effetti dei cambiamenti climatici, proponendo un progetto di rinaturazione del Po che eviterebbe anche un inutile sperpero di denaro pubblico”.
“Se riusciremo a ridurre le emissioni di anidride carbonica, potremo limitare a non più di 2 gradi la crescita della temperatura entro la fine del secolo – ha sottolineato Mercalli nel suo intervento -: questo ci consentirebbe un adattamento più controllato ai cambiamenti in corso. Se invece non si interverrà con misure adeguate e la temperatura salirà di oltre 4 gradi, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili e pericolose, per le future generazioni e le attività economiche”.
Mercalli ha fornito cifre e indicazioni sull’attuale andamento del clima, in conseguenza del riscaldamento del pianeta, e sui riflessi che ha sull’agricoltura. “Il 2024 ha buone probabilità di diventare l’anno più caldo della storia, superando anche il 2023. Il Mediterraneo è diventato il mare più bollente: questo comporta fenomeni di evaporazione che sfociano poi in piogge violente, come quelle verificatesi in quest’ultimo autunno. Abbiamo visto cosa è successo a Valencia e anche in altre parti d’Europa e d’Italia. Sono ‘colpi di frusta meteorologici’ che hanno provocato quattro alluvioni, in un anno e mezzo, in Romagna. I ghiacciai alpini si sono ridotti del 60 per cento in un secolo: una contrazione che porta meno acqua nel Po, soprattutto quando serve all’agricoltura nei mesi estivi. Anche quando nevica tanto, come è successo nella scorsa primavera, l’acqua scende a valle tutta in una volta e non con la gradualità di un tempo. Di fronte a una copertura nevosa inaffidabile sotto i 2mila metri, il rischio concreto è che il Po diventi sempre più un fiume simile al Tevere o all’Arno”.