La struttura “Mondino Community Care” di Vigalfo (Pavia) acquisita da “Mondino Care Research and Innovation”

La gestione sanitaria è in capo alla Fondazione Mondino di Pavia: vengono accolte ragazze adolescenti (12 - 18 anni) con disturbi del comportamento alimentare

“Mondino Community Care” (Mcc), struttura che ha sede a Vigalfo (Pavia), è stata acquisita da “Mondino Care Research and Innovation” (Mcri). La gestione sanitaria è così ora in capo alla Fondazione Mondino di Pavia per l’intero percorso terapeutico e riabilitativo delle ospiti. La Fondazione pavese presieduta, come da statuto, dal rettore dell’Università, Francesco Svelto, e diretta da Gianni Bonelli (che riveste anche la carica di legale rappresentante di Mcc) è specializzata nella ricerca e cura nelle neuroscienze. La struttura residenziale terapeutica di Vigalfo (nella foto), in provincia di Pavia, è specializzata nell’accogliere ragazze adolescenti (12 – 18 anni) con disturbi del comportamento alimentare per le quali viene definito il progetto individuale di cura. La residenza dispone di sedici posti letto e spazi per la vita di comunità.
Il direttore sanitario di comunità è il professor Renato Borgatti che è anche il direttore della Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile del Mondino che, oltre al reparto con ventiquattro posti letto, si avvale di ambulatori, Day Hospital e un Centro Diurno per adolescenti. La Struttura Complessa include anche il Centro regionale dedicato alla diagnosi, cura e riabilitazione dei Disturbi della nutrizione e alimentazione (Dna) consentendo così una continuità nei percorsi di cura tra l’ospedale e la comunità.
“La nuova gestione della Mcc – sottolinea Gianni Bonelli – ha come principale obiettivo quello di essere un importante punto di riferimento sul territorio per una presa in carico a trecentosessanta gradi delle ragazze con disturbi alimentari. Con l’acquisizione è stato avviato un nuovo percorso che va nella direzione di assicurare una risposta specialistica efficace e articolata”.
Il fenomeno dei disturbi alimentari è in netta crescita (+120 per cento nel periodo post covid) e recenti studi arrivano a stimare in oltre due milioni gli adolescenti che soffrono di disturbi alimentari tra cui anoressia e bulimia. L’anoressia e bulimia, legate al controllo del peso (nel primo caso una restrizione patologica alimentare che porta ad un forte dimagrimento e nel secondo con alimentazione incontrollata cui seguono condotte compensatorie come vomito, abuso di lassativi / diuretici e sport estremo) sono i più diffusi, soprattutto nelle ragazze. Stanno però aumentando le forme miste, in cui si passa dall’anoressia nervosa alla bulimia nelle diverse fasi della vita, e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), una sorta di bulimia senza comportamenti di compenso che porta frequentemente all’obesità: è stimato che circa il trenta per cento degli obesi sia affetto da questo disturbo.
Secondo i dati diffusi l’anno scorso dall’Istituto superiore di sanità (Iss) relativi ai Centri del Servizio sanitario nazionale (Ssn) dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre ottomila utenti, il novanta per cento è di genere femminile. E quasi il sessanta per cento dei casi ha tra tredici e venticinque anni, il sei per cento ha meno di dodici anni. Rispetto alle diagnosi più frequenti, l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3 per cento dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2 per cento e il disturbo di binge eating nel 14,6 per cento.