Il Policlinico San Matteo di Pavia è tra i pochi centri in Italia e in Europa ad utilizzare il sistema di defibrillazione extravascolare, una tecnologia di ultima generazione. Nei giorni scorsi i cardiologi del Laboratorio di Elettrofisiologia ed Aritmologia hanno eseguito il primo impianto, grazie alla collaborazione fondamentale dei medici della “Cardiochirurgia 1”, diretta da Stefano Pelenghi, e dei cardioanestesisti della Terapia intensiva Cardiopolmonare, diretta da Mirko Belliato. Il paziente, un 57 enne affetto da Sindrome di Brugada, una patologia che comporta il rischio di arresto cardiaco, sta bene ed è già stato dimesso.
“Grazie al posizionamento di un catetere sotto lo sterno, esternamente al cuore, il defibrillatore extravascolare permette di sentire, in maniera fine, l’attività elettrica cardiaca senza dover ricorrere al posizionamento di cateteri all’interno del cuore, riducendo così il rischio di infezioni e di potenziali complicanze vascolari”, spiega Leonardo De Luca, direttore di “Cardiologia 1″. “L’innovazione di questa tecnologia consente all’elettrodo di sentire direttamente l’attività cardiaca e di stimolare il cuore per interrompere le aritmie, utilizzando impulsi a bassa energia che possono evitare lo shock al paziente – sottolinea Roberto Rordorf, responsabile dell’unità semplice di Elettrofisiologia ed Aritmologia -. L’arresto cardiaco è una delle principali cause di mortalità nel mondo occidentale e può essere prevenuto in maniera altamente efficace con l’utilizzo dei defibrillatori impiantabili. Il defibrillatore extravascolare si aggiunge alle più moderne tecnologie a disposizione dell’Unità di Aritmologia della Cardiologia di Pavia nel trattamento dei pazienti a rischio di morte improvvisa”.
L’equipe che ha realizzato questo primo impianto era composta oltre che dal dottor Rordorf, da: Alessandro Vicentini, cardiologo; Laura Cavallotti, cardiochirurga; Fiorenza Fava, cardioanestesista. L’equipe infermieristica era composta da Cristina Frattini, Paola Muzio e Daniele Coluccia.