Cristina Sambruna, candidata della Lega alle elezioni amministrative, è una milanese nata nel 1973 che ha deciso di trasferirsi a Pavia per vivere in una dimensione meno frenetica. Mamma di tre ragazzi, si è sempre dedicata alla comunicazione e alle relazioni interpersonali, con un’attenzione particolare alle fragilità.
Come nasce la sua attenzione alle tematiche sociali?
“La mia storia nel sociale nasce nel 2016, da una vicenda di disagio famigliare che mi riportò mia figlia; in quel momento, oltre alla mia naturale predisposizione alle relazioni umane ed empatia, ebbi la consapevolezza che l’unica via per poter realizzare qualcosa concretamente era quella di costituire una mia associazione; ho iniziato focalizzandomi sul supporto a donne in stato di fragilità emotivo o relazionale. Col tempo, anche grazie alle specializzazioni acquisite in materia, il centro del mio interesse e del mio operato si è esteso alla fragilità nel suo complesso. La mia attuale associazione, ‘Blue Rose Donna’, con l’aiuto di diversi professionisti del settore ha attivato uno sportello d’ascolto patrocinato dal Comune di Pavia, per tutti coloro che stanno attraversando un momento di disagio relazionale, a prescindere da quale ne sia la causa. L’approccio che ho voluto dare alla mia associazione è multiplo, mi avvalgo di professionisti che operano in diversi settori”.
Da dove nasce la volontà di candidarsi?
“Questa è la prima volta che mi candido, ho deciso di farlo per mettere a disposizione la mia esperienza sul campo acquisita in questo ambito. L’ascolto del bisogno altrui mi ha spinta a mettermi in gioco. In questi anni ho realizzato una serie di progetti in collaborazione con le principali istituzioni del territorio. La mia intenzione sarebbe quella di estendere e rafforzare la rete che opera nell’ambito del sociale. Potrei riassumere il mio impegno politico in queste cinque parole: disabilità, inclusione, comunità, opportunità, lavoro”.
Cosa significa secondo lei lavorare nel settore sociale
“E’ molto importante continuare il lavoro di progettazione per le persone in situazioni di disagio psichico che puntino all’autonomia della persona. Il discorso sull’inclusione è fondamentale. fondamentale ribadire che inclusione non significa annullamento delle differenze. Le differenze sono una ricchezza per tutti. Inclusione significa dare una possibilità a chiunque, a prescindere dalla situazione di partenza. Personalmente vivo come un successo ogni inserimento professionale di una persona che attraversa uno stato di fragilità. La nostra società incontra ancora diverse criticità in tema di inclusione e accoglienza, soprattutto negli ambiti lavorativi. Uno dei miei obiettivi, per esempio, sarebbe quello di implementare la figura del care manager, un professionista che sappia farsi carico, avvalendosi di una sorta di protocollo, della gestione dell’intero percorso di cura, che si occupi del benessere a tutto tondo del paziente”.
Quali sarebbero le sue prime azioni se venisse eletta?
“Senza dubbio una delle prime cose che farei sarebbe quella di individuare in ogni quartiere una o due figure di riferimento che sappiano intercettare e raccogliere le principali problematiche delle persone che vivono in quella zona; una volta individuati i bisogni e le carenze, il passaggio successivo sarebbe quello di capire quali siano le priorità. Dal mio punto di vista un piano di lavoro che funziona deve darsi pochi ma precisi obiettivi. Ideare progetti ad hoc per i quartieri per poi metterli in una rete istituzionale. Sarebbe auspicabile aumentare il numero degli sportelli presenti sul territorio: in questi anni mi sono resa conto, incontrando tanta gente, di quanto le persone abbiano bisogno di essere ascoltate”.
Perché ha scelto la Lega come partito in cui candidarsi?
“Come dico spesso, il sociale non ha colore. Questo schieramento ha il grande pregio di sapersi focalizzare sul territorio: sono convinta che i macrotemi, debbano sempre partire dall’attenzione alle piccole realtà. I piccoli progetti che funzionano sono quelli creati su misura, come fosse un lavoro sartoriale”.
Laura Rossi