Primo caso in Lombardia di donazione multiorgano da donatore “a cuore fermo” in un ospedale senza cardiochirurgia. L’intervento è stato possibile grazie alla collaborazione e al trasferimento di équipe e macchinari esterni. Alla terapia intensiva dell’Asst dei Santi Paolo e Carlo, presidio dell’ospedale San Paolo di Milano, si è constatata l’impossibilità di recuperare un uomo di 50 anni, dopo un arresto cardiaco seguito da danni neurologici irreversibili, con la conseguente decisione medica di limitare i trattamenti intensivi in rianimazione. Il paziente aveva dichiarato in vita la volontà di donare organi e tessuti dopo la morte. Data l’assenza di un centro di cardiochirurgia all’interno dell’Asst Santi Paolo e Carlo, è stata coinvolta l’équipe del Policlinico San Matteo di Pavia, una delle 3 strutture lombarde del programma regionale di trapianto cardiaco, dotate di apparecchiature per la circolazione extracorporea compresa l’ECMO (Extra-Corporeal Membrane Oxigenation), e di sanitari specializzati nel loro utilizzo. Il cuore è stato trapiantato al San Matteo di Pavia, il fegato al Policlinico di Milano e i reni, uno al Niguarda di Milano e uno all’ospedale di Bergamo. I trapianti eseguiti hanno dato una nuova speranza di vita a quattro pazienti in lista di attesa.
“Vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine a tutti i professionisti coinvolti in questo processo – dichiara Davide Chiumello, direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Asst Santi Paolo e Carlo -: anestesisti rianimatori, infermieri specializzati, cardiochirurghi, perfusionisti, cardioanestesisti, neurofisiologi, anatomopatologi, ecografisti e tutto il personale di supporto. La loro professionalità e dedizione hanno reso possibile questo atto di generosità che ha dato una nuova vita a chi era in attesa di un trapianto.”
“Sono emozionato e commosso – commenta Andrea Bottazzi, responsabile del Coordinamento Ospedaliero al Procurement del San Matteo di Pavia -. Nel 2008 al San Matteo ha avuto inizio la storia italiana della donazione di organi da donatore ‘a cuore fermo’, fino a quel momento impossibile tecnicamente. E in principio riguardava solo i reni. Questo evento straordinario, frutto della collaborazione tra ospedali pubblici, ripaga i sacrifici di tutti gli operatori della rete trapiantologica e delle loro famiglie, dona speranza nuova a chi attende un trapianto d’organo”.