Questione di vita o di morte: «guai a me se non annuncio il Vangelo», dirà Paolo ai Corinzi. Annunciare il Vangelo: il compito, la missione, anzi l’unico motivo per cui esiste la Chiesa. Ce lo ricorda con insistenza – riprendendo l’insegnamento dei suoi predecessori – Papa Francesco: «la Chiesa esiste per annunciare il Vangelo, solo per quello! E anche, la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo». E «La Chiesa – continua il Santo Padre – siamo tutti noi battezzati».
E questo annuncio ha alcune caratteristiche.
- Avviene per strada, non nelle aule e neppure nelle chiese. Non è questione di qualcosa da sapere ma di una parola da vivere. Chi ascolta si sente sconvolto. Chi ascolta cambia vita, radicalmente. E non si tratta di una conversione morale ma di un totale cambio di registro: basta pescare pesci, d’ora in poi pescherete uomini. E, pensateci bene: è questione di vita e di morte: il pesce fuori dall’acqua muore, gli uomini pescati all’amo del Vangelo vivranno in eterno.
- Riguarda una vicinanza. È una carezza. È un incontro personale. Se è vero che la Chiesa non è un club o un’associazione, è però altrettanto vero che Popolo di Dio non è sinonimo di massa: non siamo numeri, siamo persone, uomini e donne chiamati per nome. Essere cristiano è una scelta personale che si nutre di incontri non di lezioni catechistiche o di conferenze teologiche – con tutto il rispetto dovuto alla catechesi e alla teologia.
- Non si accontenta di discepoli, non tiene legati alla catena. Rende i discepoli apostoli. Gesù ama la corresponsabilità, chiede la collaborazione. Non vuole followers, ricorda domenica scorsa il Papa all’Angelus, ma uomini e donne che si fanno domande. Che camminano. E cercano. Che si mettono in gioco.
Essere cristiani non è questione di civiltà ed educazione ma di vite rischiate. Giocate fino all’ultimo istante. È consapevolezza di essere discepoli dell’unico Maestro, Maestro che però non vuole – e forse non può – fare a meno di noi. Di me. E anche di te. Proclamando il Vangelo. Ora il tempo è giunto anche per me. E, credo, anche per te. Buon cammino.
Don Michele Mosa