Orfani: figli senza padri. Ma se sono i padri a perdere i figli che parola si usa? Orfani: figli smarriti, senza guida e punto di riferimento. Senza ancora di salvataggio.E se il padre resta senza figlio, che ne è della sua vita? A chi affiderà la sua vecchiaia? Strano incrocio, forse il più complesso che ci sia, quello tra padre e figlio. Penso ad Abramo e a Isacco: per ritrovarsi devono prima perdersi. A Marc Chagall e al suo figliol prodigo e al ritratto del padre (nella foto, ndr): nel primo l’abbraccio dei due, figlio e padre, è il centro della vita del figlio, quasi ne fosse il riassunto: ti ho rifiutato, ho sperimentato l’orfanezza, per questo ti ho desiderato. Tutta la vita per affermare se stesso per scoprire che non si è MAI orfani: la distanza è qualcosa di esterno, non separa cuori ma corpi. Uno degli ultimi pensieri del pittore bielorusso recita: «Un giorno, io lo so, mi accoglierai e della morte svanirà il ricordo ma non l’amore, e della vita svanirà il mistero ma non l’incanto. Ed al compagno delle mie paure potrò mostrare finalmente quanto – segretamente – io desideravo che mi fosse accanto nel giorno della Tua rivelazione». «Non vi lascerò orfani» perché – mi viene da pensare – di questa condizione umana, l’orfanezza appunto, ne soffrirei più io di voi: sarebbe una ferita mortale per il Padre. «Non vi lascerò orfani» mi fa pensare alla realtà che incontro ogni giorno, nella quale sono immerso e che molti cristiani, preti e vescovi compresi, sembrano non prendere abbastanza in considerazione: perché molti, oggi come ieri – l’età dell’oro è un mito, anche se affascinante – sperimentano lo stato di orfano senza avere nostalgia del (P)padre? Perché oggi si vive bene senza padri, senza Padre? E penso al grido del Crocifisso sul Golgota: Sei mio Padre e mi abbandoni? Mi lasci orfano? Penso alle parole del crocifisso con il Nazareno: non lasciarmi orfano per l’eternità, ricordati di me. Oggi, oggi non domani perché un solo giorno da orfani è insopportabile per gli uomini, padri e figli, oggi dunque io e te. Insieme. Senza tempo. Abbraccio che lega senza imprigionare. Abbraccio che nulla ha a che fare con le catene. Padri e figli. Liberi. Felici. Amanti e amati.
Don Michele Mosa