La Sacra Scrittura di domenica 4 settembre

Il commento di don Michele Mosa. «Ti prego per il mio figlio, da me generato in prigione»

Quasi un ossimoro, per non dire un controsenso: dare la vita proprio mentre la stai perdendo. Se non fosse che questa è la logica della Croce. Cioè il segreto del cristiano. Perché è questo che celebriamo ogni domenica: il mio corpo dato, il mio sangue versato. Il mistero che attraversa la vita di Cristo. Di Paolo. E dovrebbe attraversare la vita di ciascuno di noi. (Tra l’altro solo quando doni la vita, vivi anche tu perché chi vuole difendersi muore, chi invece si dona ritrova se stesso). A ben pensarci però non è niente di più della logica della vita stessa: “Quello che ‘il bruco chiama fine del mondo’, il resto del mondo chiama farfalla” (LAO TZU). Ogni parto di cucciolo d’uomo è così: nasci al mondo morendo a ciò che eri. Paolo, il prigioniero non difende la propria vita, non difende se stesso e per questo dona la vita ad altri uomini: Onesimo generato alla vita da chi la vita la sta perdendo. Ancora una volta vado in crisi: io sono troppo attaccato alla mia vita per dare la vita. Generare un figlio però non basta; bisogna accompagnarlo nella crescita. Il che mi mette ancora più in crisi: quanti “figli” ho generato alla fede nel battesimo e poi ho dimenticato? Qualcuno la chiama pastorale post battesimale: di fatto – e questo è davvero grave – è teoria e argomento da convegno teologico non di vita quotidiana. Uno, due incontri prima del battesimo poi arrivederci alla prima elementare. Ancora una volta Paolo ci offre materiale per rileggere il nostro essere discepoli e apostoli. Se penso a quella che gli esperti chiamano catechesi mistagogica e che vedeva all’opera i vescovi proprio a partire dal battesimo, mi viene da dire che riscoprire le nostre vere radici – non quelle presunte sotto il velo della tradizione e della societas christiana – ci aiuterebbe a ridare slancio alla nostra quotidiana azione di annuncio missionario e di catechesi. Varrebbe la pena pensarci. E provarci. (Ad experimentum per non urtare nessuno?).

 

Don Michele Mosa