Un gesto di grande solidarietà nel momento più difficile. La sezione di Pavia dell’Ens (l’Ente nazionale sordi), guidata dal presidente Piero Anselmo, ha accolto nei giorni immediatamente successivi allo scoppio della guerra 19 profughi in fuga dall’Ucraina: 13 provenienti da Kiev, 4 da Kharkiv e 2 da Mariupol. La maggior parte di loro (compresi anche alcuni bambini molto piccoli) sono non udenti. Ora si sono sistemati in locali messi a disposizione dalla parrocchia di San Carlo, ma per diversi giorni hanno vissuto all’interno della sezione dell’Ens in Corso Garibaldi a Pavia. A tenere i collegamenti con gli ucraini fuggiti dalla loro patria è stata Natalia Horova, 29 anni, coordinatrice della segreteria operativa dell’Ens di Pavia (fa parte del direttivo) e interprete nella lingua dei segni. Anche Natalia è ucraina: è arrivata in Italia qualche anno fa insieme a suo marito, ai genitori e alla nonna. “Già poche ore dopo i primi bombardamenti siamo stati contattati da questi amici, che volevano mettersi in salvo – racconta Natalia in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero del settimanale ‘il Ticino’ della Diocesi di Pavia -. Non è stato semplice, perché una volta giunti al confine con la Romania c’erano difficoltà di comunicazione: soltanto due di loro, infatti, sono udenti e tra l’altro parlano solo l’ucraino”. Alla fine, grazie all’impegno della sezione dell’Ens di Pavia si è riusciti ad organizzare il trasferimento in Italia su un pullmino: “Un autista davvero straordinario ha accompagnato una prima parte del gruppo, e dopo solo due ore è tornato al confine a prendere anche gli altri e portarli a Pavia”. Una volta arrivati in città, c’era il problema di trovare una sistemazione per i 19 profughi. L’Ens di Pavia, a partire dal presidente Piero Anselmo, dal vicepresidente Mauro Micalizio e dal resto della sezione, ha agito con grande cuore, mettendo a disposizione i propri locali.
(Nella foto, da sinistra, la collaboratrice Melania, il vicepresidente dell’Ens di Pavia, Mauro Micalizio, e la segretaria Natalia Horova)
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