“La mia impressione è che Putin non arretrerà di un passo rispetto alle sue attuali posizioni. Di conseguenza l’aggressione militare potrebbe cessare, per il Cremlino, solo dopo l’annessione della Crimea alla Russia, l’indipendenza delle due repubbliche filorusse e la smilitarizzazione dell’Ucraina”. Lo ha dichiarato oggi, sabato 12 marzo, a Pavia il generale Giorgio Battisti (nella foto, ndr), incontrando gli studenti del liceo scientifico “Copernico”. Battisti, generale di corpo d’armata che ha partecipato alle operazioni in Somalia e Bosnia ed è stato il primo comandante della missione italiana in Afghanistan, ha sottolineato la difficoltà nel trovare una strada per uscire dal conflitto. “E’ una situazione che andava affrontata già da tempo. Già dal 2014 Putin aveva assunto certe posizioni. Si doveva organizzare una grande conferenza internazionale, per evitare che la situazione potesse degenerare come purtroppo è accaduto. Oggi è difficile trovare una mediazione, perchè nessuno vuole tornare sui suoi passi. A pagarne le conseguenze più tragiche, come avviene in ogni guerra, sono sempre i civili: sta succedendo anche in Ucarina”.
Per Battisti “i russi cercheranno probabilmente di isolare l’Ucraina e accerchiare Kiev, senza arrivare alla conquista definitiva della capitale perchè questo significherebbe combattere casa per casa con perdite enormi. Piuttosto utilizzeranno la tattica di piegare la resistenza, costringendo alcune città ad arrendersi per fame e sete”.
Per il generale “non è ipotizzabile una no fly zone sull’Ucraina, come chiede il presidente Zelensky, perchè di fatto significherebbe da parte della Nato e degli Usa dichiarare guerra alla Russia”.
Sul timore che il conflitto possa diventare nucleare, Battisti ha espresso la speranza che ciò non avvenga: “Un recente studio di un’Università americana ha calcolato che 45 minuti di guerra con le armi nucleari potrebbero provocare 85 milioni di morti. Penso che Putin possa al più pensare ad utilizzare un’arma nucleare tattica, come un missile che potrebbe far esplodere nel Mar Nero, con conseguenze pesanti ma comunque limitate. Resta il pericolo delle armi chimiche in dotazione ai russi, che ci auguriamo non vengano utilizzate perchè dalle conseguenze micidiali. E poi c’è la prospettiva di un’ internazionalizzazione del conflitto: dopo che i russi hanno deciso di ricorrere all’aiuto di 15mila miliziani siriani, non è da escludere che gruppi di jihaidisti si schierino a fianco degli ucraini”.
Il generale prevede comunque tempi lunghi per il ritorno a una situazione di pace permanente: “Secondo alcuni analisti potrebbe servire almeno un anno di tempo, tra la proclamazione del cessate il fuoco, le trattative e la ricostruzione. Non è da escludere che anche di fronte ad una vittoria dei russi, il governo Zelensky cerchi comunque di operare dall’estero e in Ucraina permanga una situazione di guerriglia”.