Eitan Biran, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso (nella quale ha perso i genitori, il fratellino di 2 anni e i bisnonni), deve tornare in Italia dove c’è la sua residenza abituale, a Travacò Siccomario (Pavia) nella casa degli zii paterni Lo ha stabilito oggi, lunedì 25 ottobre, la giudice del Tribunale della famiglia di Tel Aviv. Lo si apprende da fonti legali. “Il Tribunale non ha accolto la tesi del nonno che Israele è il luogo normale di vita del minore nè la tesi che abbia due luoghi di abitazione”, così scrive la giudice Iris Ilutovich Segal nella sentenza in cui impone il rientro in Italia accogliendo il ricorso di Aya Biran, zia paterna del piccolo e affidataria legale. Il bambino lo scorso 11 settembre era stato portato in aereo, senza permesso, in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg dopo essere stato prelevato a casa a Pavia della zia Aya Biran. Il nonno per questo è indagato in Italia, dalla Procura di Pavia, per sequestro di persona. Subito dopo Aya Biran si è rivolta al Tribunale della famiglia di Tel Aviv per il “rientro immediato” in Italia in base alla Convenzione dell’Aja. La sentenza della giudice è giunta a circa due settimane dalla fine delle udienze in Tribunale a Tel Aviv. Ha espresso “grande gioia” la zia paterna di Eitan, Aya Biran (nella foto ANSA, ndr), per la decisione del Tribunale di Tel Aviv. “Io e la collega Grazia Cesaro siamo contenti per la decisione favorevole del Tribunale di Tel Aviv e del fatto che i principi e lo spirito della Convenzione dell’Aja abbiano trovato applicazione”: è il commento del legale civilista Cristina Pagni, che rappresenta in Italia, con la collega Cesaro (sul fronte penale c’è l’avvocato Armando Simbari), la zia paterna di Eitan, Aya Biran. “Aspettiamo di capire quando sarà possibile il rientro del bimbo in Italia, lo sapremo forse in serata”, ha chiarito il legale e ciò anche in relazione al fatto che i nonni materni avranno possibilità di impugnare la sentenza del giudice israeliano.
La famiglia materna annuncia ricorso
La giudice Iris Ilutovich Segal ha imposto che il nonno materno del bambino, Shmuel Peleg, paghi le spese processuali pari a 70 mila shekel (oltre 18mila euro). Nella sentenza inoltre si spiega che “non è stato accolta la tesi del nonno secondo cui la zia non aveva il diritto di tutela”. “Con l’arrivo in Israele il nonno – ha proseguito la giudice – ha allontanato il minore dal luogo normale di vita. Un allontanamento contrario al significato della Convenzione e che, così facendo, ha infranto i diritti di custodia della zia sul minore stesso”. “La famiglia è determinata a continuare la battaglia in ogni modo possibile nell’interesse di Eitan, il suo benessere e il diritto a crescere in Israele come i suoi genitori si augurano”. Lo dice la famiglia Peleg, il cui portavoce Gadi Solomon ha annunciato ricorso contro la sentenza. “Questa – ha aggiunto la famiglia -riguarda solo il suo allontanamento dall’Italia, il suo arrivo in Israele e non il bene e il futuro del minore”. Purtroppo – ha proseguito la famiglia Peleg – le possibilità e le soluzioni che sono state evocate riguardo i contatti fra il minorenne con le 2 famiglie, non sono state esplorate in maniera adeguata, fino in fondo”. (ANSA)
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