Accade sempre. Nessuno ci fa più caso. Festa del paese: sindaco e giunta in prima fila, omaggiati e riveriti. Ingresso del nuovo parroco, del nuovo Vescovo: in prima fila ci sono i posti riservati ai famigliari, ai parenti, alle autorità. È sempre così. A teatro. In udienza dal Presidente della Repubblica. Come dal Papa. Perché non dovrebbe esserlo in chiesa? Ascoltate i discorsi alle manifestazioni pubbliche: il Presidente è il primo, il cittadino è l’ultimo. Ascoltate le prediche dei Vescovi: si inizia con autorità religiose, civili, militari… cari fratelli e sorelle. Nella quotidianità classifichiamo le persone: quelli importanti e quelli che non contano niente. Gli amici e i rompiscatole. Quelli che “mi servono” e quelli che “sono un peso e una rottura di scatole”. Intendiamoci non sempre è per sottolineare una superiorità di qualcuno che gli riserviamo il primo posto, tuttavia è importante non restare imbrigliati nei favoritismi. Perché se può essere discriminante e umiliante la meritocrazia allo stato puro, dobbiamo evitare raccomandazioni e amicizie interessate. Fare un favore a chi è in difficoltà è una bella cosa; favorire una persona perché amica o perché poi mi potrà ricambiare o anzi, mi sarà debitrice, è mafioso. E di questo virus siamo tutti portatori sani: abita in tutti noi. Se Giacomo dice di stare attenti è perché accade anche fra di noi. Se vogliamo davvero evitare di fare preferenze alleniamoci a fare come Dio: mettiamo al primo posto quelli che gli altri scartano. E noi facciamo un bagno di umiltà. Fa sempre bene.
Don Michele Mosa