La cosa che mi colpisce e sulla quale vorrei richiamare la nostra attenzione è perlomeno curiosa: celebriamo la festa dell’Ascensione di Gesù al cielo e la Parola che ascoltiamo è un pressante invito a non perderci fra le nubi ma a restare ben piantati sulla terra. Al centro della riflessione di Paolo c’è la Chiesa, Corpo di Cristo. La Chiesa come esperienza concreta – visibile, se preferite – non solo come entità spirituale. Di più: la Chiesa nel suo essere estroversa verso il mondo. Nella sua dimensione fondamentale di diaconia, di servizio, di ministerialità. Il tutto poi deriva dal condividere la stessa fede e dall’essere stati immersi nell’unico battesimo: l’unità non è dunque qualcosa di sentimentale ma è un dato di fatto: ci precede. Anzi ci accoglie. Ministeri diversi SERVONO per edificare l’unica Chiesa – quella che professiamo UNA – e non per dare lustro e onore ha chi ne è investito. Provo a spiegarmi: è come se il fatto che io sia un prete diventi un “titolo” chiuso in se stesso, e non visto nel suo scopo di servizio verso tutto il popolo. Non è una medaglia da sfoggiare è un dono da mettere in gioco per il bene di tutti; del resto, ministero significa servizio e ministro servo. La vocazione cristiana è la chiamata ad un’unica mèta e non a tanti destini difformi: è il diventare, tutti insieme, eredi della vita divina. Vita che già ci è data oggi: non dobbiamo aspettare di morire. Come se ci fossero due vite: una che finisce e poi inizia quella senza fine. «Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo». E siamo ancora al cuore dell’esperienza pasquale: è la Pasqua che fa di Gesù di Nazareth il Kyrios, il Signore. È questa fede pasquale, professata nel Battesimo, che genera la Chiesa e tutti noi e ci fa “uno” in Cristo, suo Corpo. Potremmo dire: l’Ascensione ci ricorda che le nostre radici sono in cielo, che l’albero su cui siamo innestati è la Croce di Gesù e che la nostra vocazione è far sì che la diversità, la molteplicità dei carismi non sia motivi di divisione ma di crescita del Corpo di cui Cristo è il Capo, cioè della Chiesa. Ancora. L’Ascensione ci fa cogliere che siamo uno perché abbiamo lo stesso Padre. Perciò non custodire l’unità della Chiesa è misconoscere Dio quale unico e unificante, quale Padre di tutti gli uomini. Il servizio cui ognuno è chiamato deve essere fedele ed appassionato, perché è il contributo di ciascuno alla custodia dell’unità, all’edificazione di quell’unico corpo che è la Chiesa.
Don Michele Mosa