L’istituzione di almeno un paio di “Aule della riflessione”: luoghi in cui poter andare a “svolgere attività individuali quali riflessioni, preghiere e meditazioni”. E’ la richiesta avanzata dagli studenti dell’Università di Pavia, tramite i propri rappresentanti, ai vertici dell’Ateneo. Una proposta che fa seguito alla recente approvazione a larga maggioranza, da parte del Consiglio degli studenti, di una mozione in cui si chiede all’Università un maggiore sforzo a favore dell’inclusività.
«E’ una decisione molto importante – commenta Simone Agutoli, segretario del Coordinamento per il Diritto allo Studio–UDU – perché si inserisce in un momento storico in cui l’opinione pubblica si interroga sulle azioni necessarie per contrastare le discriminazioni. Come studenti abbiamo voluto dire che l’Università di Pavia deve fare uno sforzo maggiore: non ci sentiamo completamenti tutelati e garantiti. Recentemente nella nostra città abbiamo assistito anche a preoccupanti episodi di ‘Zoom Bombing’ su iniziative istituzionali in cui siamo stati spettatori di insulti sessisti online contro le donne collegate in chiamata, bestemmie e messaggi fascisti. Per tutti questi motivi abbiamo stilato una serie di richieste, prendendo spunto dalle azioni positive già messe in campo da altri Atenei per promuovere la cultura delle dignità umana, favorendo l’inclusività e le pari opportunità».
Anna Carrara, altra rappresentante dell’UDU, spiega che “le ‘Aule della riflessione’ sono spazi perfettamente compatibili con il nostro ordinamento laico ed infatti esistono già in molti altri Atenei. Grazie, ad esempio, alla presenza dei testi sacri di varie religioni e di guide per la meditazione, possono diventare un luogo plurale di dialogo interreligioso intorno ai quali è possibile creare momenti pubblici di confronto ed inclusione, fermo restando il divieto assoluto di svolgere qualsivoglia celebrazione religiosa in Università».
L’esigenza è molto sentita dalla comunità studentesca musulmana, particolarmente presente a Pavia. Lo conferma Khaled Sarahneh, presidente dell’Associazione Studenti Musulmani di Pavia: «Durante il mese di Ramadan ci siamo ritrovati a pregare nei corridoi, sul tetto e in una sorta di sgabuzzino dell’Università. L’ attuale situazione non è per nulla dignitosa e così finiamo per cercare soluzioni estemporanee che però non sono giuste per nessuno e neanche molto igieniche. Per questo motivo, molti colleghi hanno scelto di non tornare in presenza, è molto triste. Ovviamente non chiediamo uno spazio per una sola religione, ma uno spazio aperto ed inclusivo nel quale chiunque possa venire e sentirsi pienamente tutelato dall’Università».