“La spazzatura è una grande risorsa nel posto sbagliato a cui manca l’immaginazione di qualcuno perché venga riciclata a beneficio di tutti”
M.V. Hansen
Il rifiuto come risorsa è un’affermazione che forse la maggior parte delle persone percepirà come una stranezza, ma il riciclo è l’unico modo per garantire la preservazione e la duratura conservazione dell’ambiente che ci circonda. È proprio per questa ragione che con questo articolo si proverà a riflettere sulla fenomenologia criminale – e in alcuni casi finanche mafiosa – che interessa il “business” dei rifiuti. Su questo fronte si metteranno in luce le problematiche legate alla transnazionalità delle pratiche nocive di smaltimento, il danno che conseguentemente si provoca alla natura, nonché le prospettive di contrasto che, come si dirà in seguito, devono necessariamente interessare tutta la Comunità internazionale.
L’ambiente è un bene giuridico che la nostra Costituzione tutela e salvaguarda all’articolo 9, in seno ai suoi principi fondamentali. Si tratta di una norma generalissima e programmatica, in base alla quale si consacra tutto l’apparato di tutele – penalistiche e non – che riguardano la protezione delle risorse ambientali e, più in generale, di tutto l’ecosistema. In questo contesto si innesta lo smaltimento del rifiuto che ha la necessità di essere reintegrato – laddove possibile – con l’ambiente, in modo tale da non lasciare dei residui dannosi che possano successivamente avere delle ripercussioni negative sull’ambiente stesso. Le procedure industriali che permettono di attuare quanto appena detto sono assai gravose e costose; difatti proprio per questa ragione la criminalità – organizzata e non – si è interessata allo smaltimento dei rifiuti, proponendo delle pratiche di eliminazione a basso costo e ad alto rischio ambientale. A questo si aggiunga anche che le possibilità di essere condannati per i reati legati all’ambiente sono abbastanza infrequenti non solo in Italia, ma in tutta l’Unione europea, perché i vari Stati membri hanno delle legislazioni differenti, che reprimono in modo disomogeneo i detti reati.
Procedendo per gradi e cercando di avere un’idea globale del fenomeno dello smaltimento illecito, si può notare che è di particolare rilievo – anche per la sua dannosità – il traffico dei rifiuti pericolosi. Si tratta di tutti quei rifiuti – fra i quali ricordiamo le scorie nucleari – che sono particolarmente difficili da eliminare perché rappresentano un rischio concreto per la natura. In questo senso si è sviluppato un fenomeno criminale capillare ed endemico che ha interessato il nostro Paese. Basti ricordare gli atti criminali della camorra che, a fronte di cospicui guadagni, ha sotterrato ingenti quantità di rifiuti pericolosi nella cosiddetta Terra dei fuochi. Le conseguenze sono state di inaudita gravità perché è stata danneggiata la popolazione che abita nei territori circostanti. A riprova di quanto appena detto è significativa la ricerca del Progetto Veritas, coordinata dall’oncologo Antonio Giordano, che ha determinato una correlazione fra i danni ambientali e l’aumento dei casi di tumori che hanno afflitto la popolazione del casertano e del napoletano. Questa può essere considerata la cartina al tornasole dei danni che può potenzialmente causare uno smaltimento illecito, che non segue i protocolli dettati dalla legge.
Parlare, però, solamente di problematica nazionale è assai riduttivo perché ci si focalizzerebbe unicamente su una parte – forse fin troppo esigua – di un fenomeno che, come si è già detto, coinvolge la criminalità internazionale. Si è riscontrato, in quest’ottica, che stanno aumentando le associazioni criminali che si occupano di trasportare i rifiuti dai paesi europei a quelli in cui vi è una legislazione che punisce in modo lieve i reati ambientali. Si considerino, in questo senso, i paesi in via di sviluppo che non hanno delle norme che tutelano adeguatamente l’ambiente. Ma lo sguardo si può volgere anche all’interno dell’Unione europea; infatti ancora oggi non si è riusciti a costruire un sistema preventivo/repressivo adeguato ed uniforme in tutti gli Stati membri. In aggiunta si consideri che anche i Paesi con legislazioni avanzate, come ad esempio la Spagna, prevedono delle sanzioni così lievi che è difficile ravvedere il carattere afflittivo delle stesse; sempre su questo fronte, un altro esempio è la normativa francese che, a differenza di quella italiana, non conosce una fattispecie “ad hoc” per il traffico organizzato di rifiuti.
Il quadro fin qui delineato permette di avanzare alcune considerazioni. La prima è che la legislazione italiana – seppure necessiti di alcuni miglioramenti – configura svariate fattispecie legate alla protezione dell’ambiente ed in particolare al traffico illecito dei rifiuti pericolosi. La seconda considerazione è più generale e riguarda la possibilità di sfruttare le potenzialità dello smaltimento dei rifiuti come volano per l’economia. Non si deve dimenticare che l’aumento delle attività legate al riciclo dei rifiuti – con pratiche lecite – permetterebbe di poter impiegare svariati lavoratori, nonché di accedere alle nuove risorse economiche legate al “Recovery Fund” ed in particolare al cosiddetto “Green Deal”. La terza ed ultima considerazione è legata alla repressione del traffico transnazionale dei rifiuti e in special modo la necessità di uniformare le legislazioni dei Paesi, in modo tale che le organizzazioni criminali non possano usufruire di legislazioni più miti a seconda di dove smaltiscono irregolarmente il rifiuto.
In definitiva occorre prendere coscienza dell’imprescindibile realtà: l’economia deve necessariamente sottostare alle leggi della natura.
Deve sottostare, tuttavia, anche alle leggi economiche: è sufficiente, al riguardo, constatare la corrispondenza tra l’andamento del Pil e quello del ciclo dei rifiuti: ad una economia in salute, corrisponde un sistema di smaltimento legale efficace e sicuro. In periodi di crisi, invece, il ricorso a forme illegali di stoccaggio e occultamento dei residui industriali, quelli pericolosi in particolare, prende il sopravvento. In altri termini, la vera garanzia di rispetto dell’ambiente sta nella spinta anche politica ad un ciclo virtuoso che, a conti fatti, si rivela utile per l’ecosistema e anche per le popolazioni nel cui territorio vengono smaltiti i rifiuti.
Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia