“Non posso nascondere una certa perplessità per il modo in cui sono state suddivise le regioni nelle diverse fasce di rischio. Tra i criteri che il Governo dice di aver utilizzato, 20 su 21 non hanno alcun parametro di riferimento. Numero della popolazione? Densità abitativa? Qualche altro dato effettivamente misurabile? Niente. Ci dobbiamo fidare e basta”. Lo ha dichiarato oggi, giovedì 5 novembre, Mario Fabrizio Fracassi, sindaco leghista alla guida della giunta di centrodestra di Pavia, a commento della decisione del Governo di inserire la Lombardia tra le zone rosse a partire da domani, venerdì 6 novembre.
“Poi è chiaro – aggiunge Fracassi – che vengano dei dubbi e che qualcuno dica che sono stati adottati criteri politici come il colore della giunta regionale, più o meno compatibile con i gusti di Palazzo Chigi. Insomma, che il colore delle zone di rischio dipenda dal colore di chi le amministra. Resta un mistero il fatto che territori considerati fino al giorno prima ad alto rischio, come la Campania, il giorno dopo siano stati inseriti nella lista delle zone, non dico arancioni, ma addirittura gialle. Davvero, non è per fare polemiche: non le sopporto e nei momenti di crisi vanno evitate. Il mio è un appello alla trasparenza. I cittadini stessi chiedono trasparenza. Non si può pensare di calare le decisioni sempre dall’alto, senza dare spiegazioni: è una cosa che fa male alla democrazia”.
“Quanto alla Lombardia, che dire? – afferma ancora il sindaco di Pavia – La Regione, dopo essersi consultata con noi sindaci, aveva già varato in autonomia misure stringenti, che impedivano gli assembramenti dovuti alla movida e quelli davanti alle scuole, e riducevano il rischio di concentrazioni nel trasporto pubblico. C’era però l’idea di garantire il rispetto delle precauzioni anti-contagio senza portare alla chiusura migliaia di esercizi. Una sensibilità che, a Roma, è mancata completamente. Un po’ come quella sulle tempistiche: non è possibile che certe decisioni vengano comunicate a sera inoltrata, con attività che non sanno se potranno aprire la mattina dopo; tanto è vero che molte sono rimaste chiuse e hanno perso una giornata lavorativa solo per i ritardi dei ministeri. Non stiamo parlando di ‘untori’, ma di gente che ha fatto grossi investimenti per adeguare le proprie attività e a cui ora viene detto: grazie, ma non serviva. Adesso si parla di un nuovo decreto ristori, che sarà operativo chissà quando. Spero presto. Ma la verità è che, se anche il Governo avesse seguito la strada di cui sto parlando, i ristori non servirebbero: ci sarebbe direttamente il lavoro”.
Per testimoniare solidarietà alle categorie più colpite dalle chiusure disposte dagli ultimi Dpcm del Governo, il sindaco Fracassi insieme agli assessori della sua giunta e ad alcuni consiglieri comunali hanno organizzato un flash mob (nella foto, ndr) sulle scale del Municipio di Pavia.