L’idea di dedicare il 25 aprile, ormai storica Festa della Liberazione, con l’omaggio alle vittime del Covid mentre rivela un sentimento nobile per coloro che hanno in entrambi i casi perduto la vita, cioè il bene più prezioso, non riesce a eliminare la diversità, sotto ogni profilo, delle due ipotesi e pertanto finisce con il fare una confusione impropria e forse anche ingiusta. Certo, la Festa della Liberazione è un modo per non perdere la memoria di un passaggio oggettivamente tragico della storia del nostro Paese, per entrambe le parti che si confrontarono. Peraltro, l’alba della Repubblica, salutata ancora con un aspro confronto politico-ideologico, ha visto anche l’impegno e la sinergia di forze tra loro diverse per gettare le basi di un periodo di pace e di democrazia parlamentare, impegno che, ancora oggi, dovrebbe ridurre a poco le pur fisiologiche diversità di opinioni e di ideologie. Quel poco, però, è stato sufficiente per non azzerare del tutto i malumori che la Festa della Liberazione ha puntualmente alimentato. La memoria, d’altra parte, che tesaurizza i nostri ricordi, soggettivamente belli o brutti che fossero, è qualcosa che non può essere ridotta al fastidio di qualche corteo imbandierato o a qualche chiassoso canto, ma va custodita almeno quanto ai valori che meritano di essere trasmessi alle generazioni successive.
Per le vittime di questo virus subdolo e misterioso quanto alle origini e ai rimedi ci si può chiedere se sia il caso di unirne il ricordo ad una festa, perché tale è la Festa della liberazione. Per le vittime del virus, e non vale la pena di pensare ad altre responsabilità, ci sarà tempo anche per questo, ma di sicuro non per una festa. Dunque non si tratta solo di ipotesi diverse, vittime nell’uno e nell’altro caso solo in quanto ha visto finire la vita di molte persone, troppe, ma per ragioni che non meritano di essere celebrate o semplicemente ricordate insieme. Si può pensare a cementare la memoria anche di questo tragico evento che ha colpito l’intero mondo, in ogni possibile latitudine, magari unendo il ricordo a quello di altri Paesi ugualmente colpiti. Si tratta infatti, a differenza della resistenza e della Liberazione, di qualcosa che non appartiene solo alla memoria italiana, ma del mondo intero, sì al contrario di una festa nazionale sarebbe meglio pensare ad una giornata mondiale della memoria e insieme, questo sì, della solidarietà: invocata a parole oggi, ma rimpiangeremo, col senno di poi, di non avere coltivato abbastanza.
In definitiva, mettere insieme le due cose sarebbe ingiusto, a voler tacere della possibilità di polemiche delle quali francamente non sentiamo il bisogno.
Dott. Gustavo Cioppa
(Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia, già Sottosgretario alla Presidenza di Regione Lombardia)